di Jeff Hoffman
Approvato in fretta e furia il decantato emendamento al Decreto Sicurezza contro la cannabis light che, semplificando, distrae l’attenzione dal preoccupante aumento di consumo di droghe, mentre favorisce l’industria farmaceutica e, al contempo, affossa un settore agricolo composto da 800 aziende agricole e 1.500 ditte specializzate nella trasformazione e nell’estrazione dei cannabinoidi che danno lavoro a circa 11mila lavoratori.
Il Decreto Salute dello scorso 27 giugno l’esecutivo aveva inserito la cannabis priva di principio attivo nella tabella degli stupefacenti, permettendone la vendita soltanto sotto forma di farmaco.
“Cannabis light no. Se ti devi fa ‘na canna, fattela bene” aveva immancabilmente commentato il ministro Lollobrigida.
Ciò che emerge, tuttavia, è che il consumo di droghe e in particolare di cocaina e nuove sostanze psicotrope, sia per i giovanissimi che per i meno giovani è in preoccupante aumento. 54mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni riferiscono di aver fatto uso di cocaina nel 2023, quota che, rispetto al totale della popolazione studentesca, sale in un anno dall’1,8% al 2,2%. Il 39% di questi studenti riferisce di aver sperimentato questa sostanza prima di aver compiuto 15 anni.
Secondo i dati forniti da Palazzo Chigi, tradizionalmente al ribasso, 160mila sono gli studenti tra i 15 e i 19 anni che riferiscono di aver consumato le NPS, nuove sostanze psicoattive fra le quali spiccano i cannabinoidi sintetici, la ketamina e oppioidi sintetici simili al Fentanyl.
Mentre il governo si preoccupa della cannabis light, comunque sia, il Sistema Nazionale di Allerta Precoce (SNAP) ha identificato nel corso dell’anno 70 nuove sostanze psicoattive circolanti sul territorio nazionale.