di Elisa Angelone
Oltre 900 accordi stipulati per un valore complessivo pari a 3,8 trilioni di rubli, ovvero oltre 45 miliardi di dollari. Questi i risultati economici del Forum di San Pietroburgo, conclusosi il 17 giugno. Un forum che, oltre ad essere una piattaforma economica, si è rivelato anche -come lo ha definito l’analista geopolitico Pepe Escobar- un “microcosmo della multipolarità”. I meccanismi del cosiddetto nuovo mondo multipolare sono stati infatti al centro delle discussioni che hanno visto la presenza di ben 17mila partecipanti, tra cui rappresentanti di 130 paesi e quelli dei nuovi territori della RF. Tra questi, nonostante le pressioni occidentali a disertare l’evento, vi sarebbero stati anche i rappresentanti di 150 aziende da 25 “paesi ostili”. Ospiti principali gli Emirati Arabi Uniti che in un’insolita virata a Est hanno suggellato con la Russia di Vladimir Putin un nuovo livello di cooperazione. Lo stesso dicasi per l’Algeria, che vede in Putin un “amico dell’umanità” e nei BRICS un’ancora di salvezza. I paesi arabi sono stati in effetti i grandi protagonisti di questo forum, in prima linea nello sviluppo del multipolarismo e, insieme all’America Latina, nell’abbandono del dollaro USA, con Mosca e Teheran pronte a condividere la propria esperienza in merito. Parola chiave “sovranità”: economica, tecnologica, e anche, in un certo senso, culturale.
Tanti i richiami ai BRICS, agli scambi nelle valute nazionali e alla creazione di una “valuta comune”, anche di tipo regionale, come la creazione di una moneta unica araba proposta da Algeri. Mosca prevede entro fine anno la firma di un accordo di libero scambio tra l’EAEU e l’Iran. Analoghe trattative sarebbero in corso anche con altri paesi amici come Egitto, Emirati, India, Indonesia – mercati in crescita e ritenuti per questo il prossimo centro economico del mondo multipolare.
Progressi anche nel settore energetico: in occasione del Forum il colosso russo Gazprom ha firmato un contratto per la fornitura di gas all’Uzbekistan e un altro per il transito di gas attraverso il Kazakistan.
Attenzione all’Asia Centrale, quindi, ma anche all’Artico, dove la Russia ha intenzione di intensificare la cooperazione con Cina e India in seno al Consorzio russo-asiatico di ricerca sull’Artico.
In tutto questo, la guerra in Ucraina non è rimasta sullo sfondo, con Mosca che resta decisa a portare a termine gli obiettivi dell’operazione speciale non senza una certa amarezza nei confronti dell’Occidente.
A giudicare dai risultati del Forum, ad essere sempre più isolata non è la Russia, bensì l’Occidente collettivo, che si trincera nel proprio mondo di regole mentre là fuori il Sud globale fa fronte comune.