di Jeff Hoffman
Cresce di ora in ora il numero di atenei italiani, alcuni dei quali sotto occupazione, che prendono una ferma posizione contro il genocidio del popolo palestinese e che chiedono lo stop alla cooperazione con Israele.
Per essere più precisi, le proteste hanno preso spunto dalla lettera dello scorso febbraio, sottoscritta da oltre 2.600 ricercatori e docenti che hanno chiesto al ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale di sospendere il bando di collaborazione industriale, scientifica e tecnologica noto come MAECI.
Gli accademici firmatari della lettera hanno evidenziato il rischio che tale bando possa non soltanto violare il diritto internazionale ma anche esporre le nostre istituzioni all’accusa di non aver fatto niente per prevenire il crimine, come previsto dalla Convenzione per la Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio.
A dare l’esempio ci ha pensato l’Università di Torino che, lo scorso 20 marzo, ha comunicato il non rinnovo della partecipazione al bando di cooperazione.
La protesta studentesca si è subito allargata al Politecnico di Torino e, giorno dopo giorno, ha visto l’adesione dell’università di Bologna, Bari, Roma, Milano, Pisa attraversando lo stivale fino a raggiungere Sicilia e Sardegna.
Occupato anche il rettorato dell’Università Federico II di Napoli ma, solo nella giornata di oggi, mercoledì 10 aprile, sono almeno 25 gli atenei impegnati in iniziative volte all’interruzione del bando MAECI.
Se docenti e ricercatori hanno annunciato di aderire allo sciopero dichiarato dai Sindacati di Base, gli studenti e docenti di Roma si sono riuniti, dalle ore 15, a presidio del ministero degli Esteri in quanto promotore del bando di cooperazione.
Non sono mancati i momenti di tensione in cui le forze di polizia, per lo più in tenuta antisommossa, hanno ostacolato agli studenti romani della Sapienza l’ingresso all’aula magna dove era in corso un’assemblea studentesca.
A protestare contro la strage genocidaria non ci sono soltanto le università italiane ma, organizzati in una neonata rete europea, gli atenei si sono mobilitati in Francia, Germania, Slovacchia, Spagna e altri paesi europei.
Dall’Università dell’Arizona, nel frattempo, il consiglio studentesco ha puntato il dito contro Nancy Pelosi che, secondo gli studenti dell’Università pubblica, sarebbe complice nel genocidio commesso contro i palestinesi.
Altre proteste studentesche sono in atto all’Università ebraica di Gerusalemme dove, in seguito alla sospensione di un professore di diritto palestinese gli studenti, sia israeliani che palestinesi, si sono seduti in aula con la bocca coperta in segno di protesta.
“Siamo sempre stati indifferenti alla sofferenza dei palestinesi”, ha scritto il giornalista israeliano Gideon Levi su Hareetz, aggiungendo che “la sete di sangue e il sadismo sono venuti allo scoperto e sono considerati politicamente corretti”.
Accademici e Studenti, tuttavia, non ci stanno.