di Fabio Belli
La punta dell’iceberg riguardo alla fine della cosiddetta françafrique, si sta evidenziando in un massiccio ritiro del personale militare francese dal Continente Nero, ma la questione in profondità appare molto più complessa.
Come riporta il quotidiano Le Monde, a seguito di un consiglio di difesa tenutosi a metà di dicembre scorso, il presidente francese, Emmanuel Macron, nell’intento di volersi allontanare dal vecchio modello coloniale, aveva deciso di ridurre al minimo i militari nelle basi di Gabon, Senegal e Costa d’Avorio, senza pertanto decidere per una chiusura definitiva. Sempre secondo il quotidiano francese, la tendenza di Parigi sembrerebbe quella di voler adottare un approccio più neutrale sull’Africa, magari con basi militari cogestite con Washington.
Secondo quanto riportato qualche settimana fa dall’Agence France-Presse, la compagnia privata militare statunitense Bancroft Global Development avrebbe negoziato con le autorità della Repubblica Centrafricana sulle sue possibili attività nel Paese, tra cui l’addestramento dei soldati “sia sul suolo centrafricano che su quello americano”; da notare che lo stato africano aveva chiesto anche alla Russia di aprire una base militare nel paese.
A ogni modo non è da escludere che Washington stia in realtà approfittando della dipartita francese per cercare di recuperare la propria influenza in un continente che sembra al momento folgorato dalle lusinghe di Mosca e Pechino. La riprova di un approccio morbido da parte degli Stati Uniti lo si può evincere dall’ultimo vertice USA-Africa, dove Washington, così come l’Italia e l’Unione europea pochi giorni fa, aveva steso un vero e proprio tappeto rosso davanti ai leaders africani, promettendo loro l’entrata nel G20 a suon di miliardi di finanziamento.
L’Africa dunque è un continente sempre più nell’influenza dei paesi di Levante, ma tuttora nei pensieri di Ponente.