di Gionata Chatillard
Sono ormai passati più di 2 anni da quando il Marocco ha aperto le porte del Maghreb a Israele sottoscrivendo i cosiddetti Accordi di Abramo. Da allora, la diffidenza di Algeri nei confronti di Rabat non ha fatto che crescere, tanto che l’ex colonia francese si sente ormai accerchiata. A lanciare l’allarme su cosa potrebbe succedere a breve nel paese africano ci ha pensato negli ultimi giorni la stampa locale. In particolare un paio di grandi giornali vicini ai servizi segreti algerini, che hanno denunciato un vero e proprio complotto per rovesciare il Governo del presidente Abdelmadjid Tebboune.
Secondo queste informazioni, i cospiratori si sarebbero incontrati lo scorso 29 maggio a Tel Aviv per limare i dettagli di un preciso piano di destabilizzazione. Oltre al Mossad, a questa riunione di massimo livello avrebbero partecipato anche 12 funzionari dei servizi segreti marocchini e 5 di quelli francesi, che avrebbero messo a punto un piano per “indebolire” l’Algeria e “spingerla verso il caos” prendendo di mira diversi obiettivi in ben 4 province del paese africano, candidate a essere teatro di violenti scontri volti a innescare una sorta di rivoluzione colorata.
Ma non è tutto. Secondo le informazioni pubblicate dalla stampa algerina, le operazioni di questa “macchina distruttiva” si estenderebbero anche alla vicina Tunisia con il nome in codice di “Operazione Lupo”. Il copione sarebbe comunque lo stesso: creare artificialmente un’ondata di proteste per mettere in difficoltà un Governo che ha preferito mantenere la propria sovranità nazionale invece di piegarsi ai voleri occidentali.
“Non è un caso”, si legge sul quotidiano L’Expression, “che le disgrazie in Tunisia siano iniziate proprio nell’estate del 2022, ovvero quando il presidente Kaïs Saïed ha ricevuto il leader del Fronte Polisario”, organizzazione da anni impegnata a difendere l’autodeterminazione della regione del Sahara Occidentale, che invece il Marocco considera di sua proprietà. Il gesto avrebbe mandato su tutte le furie Rabat, che avrebbe quindi chiesto aiuto ai suoi nuovi amici israeliani, con cui avrebbe poi deciso di risolvere il problema mediante la tattica della destabilizzazione tanto cara all’Intelligence occidentale.