di Margherita Furlan
Stessa storia, stesso posto, stesso copione. Ancora una volta il novichok colpisce la fantasia di chi non conosce pudore, in attesa che la Reale Corte britannica indichi la strada della morte della verità occidentale. Questa volta l’arma è ormai spuntata però, troppo abusata, ha bisogno di un rafforzativo. Il suo nome è Julia Navalnaya, eroina del neo femminismo in stile cadavere. Sanzioni sono l’unica parola che l’Occidente può pronunciare. Di più non sa.
Nel fu Belpaese, a sostegno di colui che quando era in libertà presenziava a manifestazioni naziste, scende in campo il teatrino della neo asfittica fantapolitica. E c’è addirittura chi, come Carlo Calenda, propone d’intitolare a Navalny, e non ad Assange, una via che ha già un nome, Via Gaeta, quella della sede dell’ambasciata russa a Roma.
E il pranzo avvelenato è servito. Il popolo ne sta già godendo.