di Elisa Angelone
Oggi, 17 aprile, è giunta la notizia che anche la Slovacchia avrebbe deciso di seguire l’esempio dei suoi vicini in Europa centro-orientale e quindi di abolire temporaneamente le importazioni di prodotti agricoli dall’Ucraina. Il fronte della solidarietà a Kiev, insomma, appare sempre più debole.
Bratislava, già la scorsa settimana, aveva introdotto una stretta alla lavorazione del grano ucraino, dopo la scoperta di un carico di 1.500 tonnellate contaminato da un pesticida vietato nell’Unione Europea e per di più gravemente tossico. Secondo quanto riferito dal ministero dell’Agricoltura slovacco, il carico in questione andrà distrutto, mentre sono state avviate ispezioni sui lotti di grano ucraino già immagazzinato. Oggi, poi, il divieto all’importazione.
Il pesticida trovato nel carico di grano ucraino in grandi quantità è lo stesso che alcune regioni italiane, Veneto in primis, vorrebbero invece autorizzare per debellare la cicalina che intacca i vigneti disposti ormai sempre più uno accanto all’altro. L’aumento delle aree vitivinicole, infatti, comporta il rischio che gli insetti si diffondano senza incontrare barriere di alcun tipo, giustificando così l’uso di pesticidi gravemente nocivi per la salute, come appunto il Clorpirifos, che, in quanto neurotossico, provoca gravi effetti sulla salute, specialmente quella dei bambini.
In quel di Bratislava, evidentemente, si ha ancora a cuore la salute dei cittadini.