di Gionata Chatillard
È un Tim Cook a dir poco emozionato quello che ha fatto il suo ritorno in Cina dopo 4 anni dalla sua ultima visita. In piena escalation tecnologica fra Washington e Pechino, l’amministratore delegato di Apple si è infatti presentato a una conferenza sullo sviluppo organizzata dal Governo del paese asiatico. Durante la sua trasferta, Cook ha speso parole d’amore nei confronti dei suoi anfitrioni. “Sono entusiasta di essere qui, mi sento davvero privilegiato”, ha dichiarato l’ingegnere statunitense, spiegando che “Apple e la Cina sono cresciute in simbiosi negli ultimi 3 decenni”.
Una “simbiosi” che Cook vorrebbe eterna, nonostante sempre più scossoni geopolitici stiano facendo traballare come non mai le fondamenta di questa relazione. Con la Casa Bianca ormai partita in quarta verso il disaccoppiamento economico dalla Cina, Apple sta iniziando a guardare all’India come possibile alternativa. I tempi dell’economia reale sono però più lunghi di quelli delle decisioni politiche. Secondo gli esperti, infatti, la Big Tech di Cupertino non potrà fare a meno del gigante asiatico ancora per molto tempo. Motivo per cui Cook non può far altro che cercare di salvare il salvabile, mostrandosi sorridente di fronte alle autorità cinesi e sperando che il divorzio definitivo fra Washington e Pechino non sia così imminente come sembra.
Significativo, poi, che mentre il capo di Apple si concedeva un bagno di folla nel suo negozio di Pechino, l’amministratore delegato di TikTok veniva praticamente crocifisso da un comitato del Congresso statunitense, che ha accusato il social network asiatico di essere uno strumento di propaganda del regime comunista, nonché una minaccia di prim’ordine per la sicurezza nazionale. Un’asimmetria che la stampa ufficiale cinese non ha mancato di sottolineare, denunciando come oggi non sia Washington, bensì Pechino, a difendere un commercio internazionale “equo e libero”.