di Domenico D’Amico
Il surreale scenario politico argentino è stato certificato dall’elettorato del paese sudamericano, che domenica è andato alle urne per le elezioni politiche e presidenziali.
Per ora è avanti, con il 36.5%, il peronista di sinistra e ministro dell’economia uscente, Sergio Massa, davanti all’ultra liberista Javier Milei che rimane fermo al 30%, risultato simile a quello che ha ottenuto alle primarie di agosto.
Ultima la conservatrice Patricia Bullrich, candidata dell’ex presidente Macrì, che raccoglie il 23,8%: voti che saranno decisivi nel ballottaggio finale del 19 novembre prossimo.
L’ingresso sulla scena politica di un personaggio come Javier Milei, già comunque deputato da due anni, è stato dirompente e rischia di scompaginare il già molto fragile equilibrio politico argentino, con imprevedibili ripercussioni economiche e sociali.
Milei è un economista della scuola di pensiero austriaca, è membro del B20 della Camera di Commercio Internazionale e del World Economic Forum: ultra-liberista, nel suo programma include misure estreme come la dollarizzazione dell’economia argentina, eliminando quindi per sempre il pesos, l’abolizione dei ministeri della salute e dell’educazione, l’eliminazione quasi integrale dei sostegni sociali e la liberalizzazione del commercio di armi e organi, oltre al ripristino della legge sull’aborto. Negli ultimi anni è stato l’economista più presente nei media argentina: è stato infatti protagonista di una popolare piece teatrale e di show televisivi e radiofonici, caratterizzandosi per uno stile argomentativo molto aggressivo: “il kirchnerismo è stata la cosa peggiore accaduta in Argentina” ha ripetuto fino allo sfinimento, proponendo “una riforma integrale dello Stato”. Sembra insomma essere il perfetto candidato manchuriano arrivato per destabilizzare definitivamente un Paese già in enorme affanno, che deve affrontare una grave crisi sociale, economica e monetaria, con l’inflazione al 140% e le riserve valutarie ai minimi termini. Gli argentini, o almeno un terzo del paese, stanchi di una lunghissima crisi, sembrano essere affascinati dal personaggio: se i conservatori, che continuano ad attaccare fortemente il governo peronista, si pronunceranno a favore di Milei, è probabile un suo sorpasso nel ballottaggio con Massa del 19 novembre. Sarà fondamentale anche quanti cittadini andranno al voto: in questa tornata la percentuale è stata del 74%, la più bassa da quarant’anni a questa parte. Nonostante l’obbligo di legge anche gli argentini sembrano credere sempre di meno nella politica: rischiano così però di consegnare il paese agli esperimenti sociali, economici e politici del World Economic Forum che con la testa d’ariete Milei non vede l’ora di mettere le mani sull’Argentina e sul suo futuro.