di Fabio Belli
“Serve una coalizione di Paesi per contrastare l’egemonia statunitense nel mondo”. Queste le parole del presidente siriano, Bashar al-Assad, intervistato dai media russi subito dopo l’incontro al Cremlino con Vladimir Putin.
Assad ha riconosciuto la centralità speciale di Russia e Cina nello scacchiere politico internazionale, nonché la loro responsabilità di dover guidare uno schieramento da contrapporre all’atavico potere imperiale a stelle e strisce nel panorama mondiale.
“Gli Stati Uniti restano una potenza, anche se in discesa, ma non si può dire che esista un altro Stato che possa fermare l’aggressione americana”, ha dichiarato il presidente siriano, sostenendo che tale aggressione durerebbe da almeno tre decenni dal crollo dell’Unione Sovietica o addirittura, ancor prima, dalla guerra di Corea.
Il leader di Damasco ha sottolineato che vi sarebbe una serie di paesi che potrebbero contribuire alla creazione di un mondo multipolare, compresi i membri del BRICS, oltre ad altri soggetti che avrebbero già iniziato a prendere le distanze da Washington per perdita di fiducia, pur percependo che gli Stati Uniti sono tuttora una minaccia per la stabilità mondiale.
Bashar al-Assad, soddisfatto di collaborare con Mosca in 40 progetti di investimento nei settori dell’energia, dell’industria, dei trasporti e dell’edilizia abitativa, si è anche detto favorevole a un aumento del contingente militare russo in Siria. “La presenza militare della Russia sul nostro territorio non dovrebbe essere temporanea e limitata solo alla lotta al terrorismo, ma dovrebbe avere anche a che fare con l’equilibrio internazionale”, ha detto Assad.
Inoltre, nel rendere nota la possibilità ai volontari siriani di combattere in Ucraina, Assad ha affermato che in Siria vi saranno centri di reclutamento russi a cui si potranno rivolgere, ma ha anche espresso le proprie preoccupazioni sull’addestramento di tagliagole nella base militare di Al Tanf da parte dei militari statunitensi. “Damasco ha le prove di questo”, ha detto il presidente siriano, che si è anche reso disponibile ad un incontro con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ma solo dopo il ritiro delle truppe turche dalla Siria.