di Fabio Belli
Nella tarda serata di ieri, 5 agosto, mentre l’Occidente era con il fiato sospeso per l’offensiva iraniana verso Israele, un attacco missilistico ha preso di mira la base aerea statunitense di Ain al-Assad, in Iraq.
Lo ha riferito AFP, citando una fonte militare secondo cui almeno 5 militari statunitensi sarebbero rimasti feriti.
Nel frattempo, secondo quanto riporta il sito web Axios citando un funzionario anonimo statunitense, Washington teme ulteriori rappresaglie verso le loro truppe dislocate in Medio Oriente. Il Pentagono, che attribuisce l’attacco ai movimenti filo iraniani, ha sottolineato che le crescenti tensioni nella regione stanno facendo sì che le milizie si sentano meno frenate dall’Iran nell’attaccare le forze statunitensi di quanto non lo fossero negli ultimi mesi”.
L’intelligence a stelle e strisce si aspetta uno scenario che preveda due ondate di offensive, una da parte di Hezbollah e una dall’Iran, in combinazione con altri gruppi regionali.
Non a caso, poche ore prima dell’attacco alla base irachena statunitense, proprio Hezbollah ha preso di mira varie posizioni militari dell’esercito di Tel Aviv nella parte settentrionale di Israele.
In una nota, il movimento di resistenza libanese ha affermato di aver colpito la base del Monte Neria, attualmente quartier generale della divisione Golani dell’esercito israeliano, con una serie di droni carichi di esplosivo intorno alle 19:00 ora locale.
L’attacco aereo avrebbe colpito edifici che ospitavano soldati e ufficiali israeliani, provocando vittime. L’operazione, si legge sempre nella nota, è stata condotta come rappresaglia per gli attacchi israeliani nelle regioni meridionali del Libano, in particolare per il mortale attacco al villaggio di Mays al-Jabal.
Nel frattempo, l’Iran ha emesso un avviso per liberare parti del suo spazio aereo per esercitazioni militari programmate per il 7 e l’8 agosto, con la possibilità di testare missili aria-aria a lungo raggio.