di Margherita Furlan e Fabio Belli
La Russia risponderà all’attacco ucraino dei droni al Cremlino quando lo riterrà necessario.
Queste le parole ripetute dall’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov. “Come reagirebbero gli americani se un drone colpisse la Casa Bianca, il Campidoglio o il Pentagono? La risposta è ovvia e la punizione sarebbe dura e inevitabile”, ha detto Antonov etichettando l’attacco come insolente e presuntuoso. “Risponderemo quando lo riterremo necessario e in conformità con le valutazioni della minaccia che Kiev ha posto alla leadership del nostro Paese”, ha ribadito l’ambasciatore affermando che le dichiarazioni dei funzionari statunitensi nel non attribuire le responsabilità alla leadership ucraina sarebbero ciniche ed assurde. Secondo Antonov, le tesi secondo cui questo atto di terrorismo potrebbe essere un’operazione sotto falsa bandiera’ sono blasfeme e ingannevoli. L’ambasciatore ha ricordato all’amministrazione statunitense che “nel 2001, il presidente russo fu il primo a dare una mano al popolo americano dopo gli attacchi dell’11 settembre. Tutto è dimenticato”, ha concluso il diplomatico.
Dure anche le parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov che, senza mezzi termini, ha ritenuto responsabili gli Stati Uniti dell’attentato. “I tentativi di negarlo sono, ovviamente, assolutamente ridicoli. Sappiamo benissimo che le decisioni su tali azioni e tali attacchi terroristici non vengono prese a Kiev, ma a Washington”, ha detto Peskov anticipando che i servizi segreti russi avrebbero ricevuto informazioni, ancora non divulgate, sulla longa manus da oltre oceano nell’organizzare l’atto terroristico.
Anche il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, come al solito non le ha mandate a dire: “Non ci sono altre opzioni se non l’eliminazione fisica di Zelensky e della sua cabala. Non è nemmeno necessario firmare l’atto di resa incondizionata. Anche Hitler non l’ha firmata. Ci sarà sempre una sorta di sostituto come il vicepresidente ammiraglio Dönitz…”, ha scritto Medvedev sul suo canale Telegram.
A chiudere il cerchio il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, secondo cui le azioni criminali di Kiev confermerebbero ancora una volta la mancanza di desiderio di pace e di risoluzione dei conflitti.
Nel frattempo i falchi gongolano, in Russia, come altrove. Sono coloro che spingono verso una guerra nucleare, non voluta da Vladimir Putin.