di Fabio Belli
Oggi, 22 febbraio, una nave mercantile battente bandiera di Palau chiamata Islander che proveniva dalla Thailandia diretta in Egitto, ha preso fuoco dopo essere stata colpita da due missili 70 miglia nautiche a sud-est del porto yemenita di Aden. Lo riferisce l’agenzia mercantile britannica UKMTO.
L’operazione è probabilmente la risposta dello Yemen agli attacchi aerei anglo statunitensi avvenuti ieri contro la strategica provincia occidentale di Hudaydah ai quali hanno fatto seguito, nelle prime ore di oggi, i quattro bombardamenti nelle aree di al-Jabana e al-Arj a Hudaydah.
Subito dopo il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) aveva confermato le offensive precisando di aver colpito sette missili da crociera mobili antinave, un drone e un lanciatore di missili balistici, giustificando gli obiettivi una minaccia imminente per le navi mercantili.
Nel frattempo, a Washington, dopo le infelici parole dell’anziano presidente, Joe Biden, che ha definito Putin un figlio di…, proseguono le provocazioni contro Mosca.
Il sottosegretario di Stato ad interim per gli affari europei ed eurasiatici, Yuri Kim, ha affermato di considerare che in futuro l’Ucraina diventi un membro della NATO. “Stiamo lavorando a stretto contatto con i suoi alleati per garantire che siano pronta ad aderire all’alleanza il prima possibile”, ha detto la diplomatica alla quale sembra contrattaccare da Mosca il vice presidente del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitri Medvedev che, come al solito, non le manda a dire. Durante un’intervista, in cui gli è stato chiesto dove se le truppe russe arriveranno a Kiev: “Direi di sì, per due ragioni: Kiev è una città russa e da Kiev, che è controllata da una brigata internazionale di nemici della Russia guidata dagli Stati Uniti, arriva una minaccia per il nostro futuro. Quindi ci potremmo fermare a Kiev, se non adesso tra qualche tempo”, ha concluso Medvedev.