di Fabio Belli
La Banca Centrale Europea ha portato questo mese i tassi di interesse della zona euro al livello più alto degli ultimi 22 anni e ha dichiarato che il nono rialzo consecutivo dei tassi sarà praticamente garantito a luglio con l’indice che salirà dall’attuale 3,5% al 4%.
La motivazione dell’apparente crescita infinita dei tassi da parte di Francoforte starebbe nelle previsioni. Sebbene infatti l’inflazione sia scesa, su base annua, al 6,1% di maggio dal record del 10,6% di ottobre 2022, Francoforte stima che rimanga lontana ancora a lungo dal target del 2% perseguito dall’istituto.
Una mossa che, oltre a non aiutare l’economia nel breve termine, penalizza fortemente le economie più deboli dell’Eurozona tra le quali si annovera il fu Belpaese, il cui governo sembra non aver gradito molto la decisione della BCE. L’aumento dei tassi, infatti, renderà più oneroso per l’Italia il pagamento degli interessi e potrebbe innescare un’altra recessione.
I rappresentanti italiani della Bce, Fabio Panetta e il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, prossimo alle dimissioni, sembrano avere poca voce in capitolo sulle conseguenze dell’attuale inflazione nel Vecchio Continente, frutto delle speculazioni sui prodotti energetici, nonché delle discutibili politiche green.