di Gionata Chatillard
Per Christine Lagarde, cambiamento climatico e inflazione sono due facce della stessa medaglia. O per lo meno sono direttamente proporzionali, dal momento che, sottolinea la presidente della Banca Centrale Europea, “siccità e carestie hanno inevitabili ripercussioni sui prezzi e su tutto il settore finanziario”. Se il costo della vita si è impennato negli ultimi mesi, quindi, non è tanto perché l’Europa ha rimandato al mittente il gas russo a basso costo, ma piuttosto perché fa caldo e piove poco.
“Alla BCE abbiamo fatto del cambiamento climatico una priorità”, ha affermato Lagarde, spiegando che puntare sulla transizione ecologica si è ormai reso necessario per poter combattere l’inflazione, definita dalla politica francese come una “bestia” che “tutti i banchieri centrali vogliono domare”.
Un approccio, questo, condiviso anche da Emmanuel Macron, che negli ultimi giorni ha chiesto a gran voce più risorse economiche per limitare le emissioni di C02. In particolare, il presidente francese si è detto favorevole all’istituzione di una tassa internazionale sul trasporto marittimo per prendere due piccioni con una fava: frenare l’aumento delle temperature e ridurre la povertà.
Secondo Lagarde e Macron, quindi, tutto si tiene. I tassi di interesse della BCE continuano a salire, ma la fanno per colpa del clima. E se spegnere l’aria condizionata e rinunciare a qualche doccia di troppo non è finora servito a sconfiggere Putin, servirà sicuramente in futuro per vincere la battaglia contro l’aumento dei prezzi.