di Margherita Furlan e Fabio Belli
Un civile è rimasto ucciso nell’incursione dal territorio ucraino alla regione russa di Belgorod. Lo riferisce il governatore, Vyacheslav Gladkov, sul suo canale Telegram, precisando che il cittadino russo è morto nel villaggio di confine di Kozinka e che sua moglie è rimasta ferita. Secondo le autorità della regione nell’operazione sono stati feriti 13 civili. L’incursione è stata compiuta da «una formazione nazionalista ucraina» come «azione terroristica» in risposta alla sconfitta subita a Bakhmut. Lo ha affermato in un comunicato il ministero della Difesa russo, che ha incaricato il noto Generale Lapin dell’operazione militare. Secondo il dicastero, i «nazionalisti» ucraini sono stati «bloccati e sconfitti». «Più di 70 terroristi sono stati eliminati» e il resto sono stati ricacciati in territorio ucraino. Fonti locali riportano però che gli ucraini si sarebbero trincerati al confine ed occuperebbero pericolosamente la strada che porta al villaggio e agli altri centri del distretto. Scambi di tiri di artiglieria sono proseguiti in zona nel corso della giornata. Il Cremlino, che in un primo momento aveva definito l’operazione come una trovata pubblicitaria per eclissare la sconfitta ucraina ad Artyomovsk, ha successivamente espresso grande preoccupazione, anticipando che saranno necessari sforzi significativi per evitare che tali incidenti si ripetano. Sempre il Cremlino, tramite le consuete dichiarazioni del portavoce Dmitry Peskov, ha convenuto inoltre che quanto accaduto ieri non farebbe altro che avvalorare le attività dell’operazione militare speciale per prevenire tali intrusioni in futuro.
Washington non supporterebbe gli attacchi al di fuori dei confini ucraini organizzati da Kiev. Almeno a parole. Questo è infatti quanto ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Matthew Miller.
Sebbene il portavoce abbia glissato sul fatto che le armi utilizzate fossero made in USA, ha affermato che spetterebbe all’Ucraina decidere come condurre le operazioni militari. Magari però con l’aiuto della NATO, dato che Jens Stoltenberg, Segretario generale della NATO, arrivando al palazzo Europa di Bruxelles per prendere parte al Consiglio Difesa, ha precisato che l’addestramento dei piloti ucraini all’uso degli F-16 o di altri caccia di produzione occidentale è «un passo importante» che permetterà agli alleati di fornire i jet «a un certo momento». Pronta la risposta da Mosca, per voce dell’ex presidente Dmitry Medvedev: «Più distruttive diventano le armi che Kiev riceve, più si avvicina la possibilità di un’apocalisse nucleare».