di Gionata Chatillard
“Abuso di potere”, “ostruzione alla giustizia”, “corruzione” e “concussione”. Questi sono i presunti reati di cui Joe Biden dovrà rispondere di fronte alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti che ieri, 12 settembre, ha ufficialmente avviato le indagini per fare chiarezza sulle vicende legate al figlio dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Ad annunciarlo è stato lo speaker Kevin McCarthy, sottolineando come questo sia solo il “primo e logico passo” di un processo che potrebbe portare all’impeachment del presidente.
Obiettivo delle indagini sarà quello di scoprire eventuali illeciti commessi da Biden quando ancora era il numero 2 di Barack Obama, epoca in cui suo figlio Hunter era finito nel mirino della Giustizia in virtù dei suoi affari in Ucraina. Per l’accusa, l’attuale presidente non solo avrebbe esercitato pressioni per nascondere le sporche faccende del suo erede, ma avrebbe anche mentito al popolo statunitense sulla questione.
Secondo lo speaker McCarthy, ci sarebbero infatti testimoni in grado di confermare che la famiglia Biden ha ricevuto decine di milioni di dollari grazie alle attività illecite realizzate da Hunter Biden. L’attuale inquilino della Casa Bianca avrebbe inoltre utilizzato il suo stesso ufficio per portare avanti negoziazioni con i partner commerciali di suo figlio, fra i quali spicca Burisma, società energetica cipriota con grandi interessi in Ucraina.
Se le indagini avviate ieri dalla Camera dei Rappresentanti porteranno a un vero e proprio impeachment è comunque ancora tutto da vedere. Dipenderà, in buona parte, da cosa vorranno fare i repubblicani. Ma anche da cosa deciderà il Senato, dove i Democratici mantengono una maggioranza che, per quanto risicata, potrebbe comunque mandare tutto a carte 48. Se non altro a livello ufficiale, perché le cicatrici politiche della vicenda potrebbero comunque sotterrare per sempre la già traballante ricandidatura di Biden alla Casa Bianca.