di Fabio Belli
Il mercenario Eric Prince, fondatore della società militare privata Blackwater, ha annunciato che il 16 settembre prossimo avverrà un evento significativo in Venezuela.
In un video pubblicato su X, Prince ha chiamato a raccolta i venezuelani suggerendo loro di stare vigili perché, a suo dire, un movimento inarrestabile potrebbe decretare la fine della leadership di Maduro.
La sfida del mercenario, oltre ad alimentare il trend #AlmostVenezuela, è quella di far cambiare rotta alla Repubblica Bolivariana. Uno slogan, questo, che campeggia anche sulla pagina di proprietà di Prince, yacasivenezuela.com, in cui è impresso un conto alla rovescia con il tempo che rimane al verificarsi di quello che appare senza mezzi termini come un colpo di stato.
La Blackwater è nota nella controversa storia militare a stelle e strisce dopo che nel 2007 alcuni dipendenti dell’azienda aprirono il fuoco su civili iracheni a Baghdad, uccidendo 17 persone in quello che divenne noto come il massacro di Nisour Square. Per l’efferato gesto quattro mercenari furono dichiarati colpevoli nel 2014 dalla giustizia statunitense.
L’annuncio della Blackwater non potrà altro che intensificare gli allarmi che da tempo il governo Maduro e le altre cariche istituzionali stanno lanciando a proposito di trame terroristiche volte a sovvertire l’ordine interno con la complicità delle opposizioni e con la longa manus di Washington. Non a caso Caracas ha organizzato il Congresso mondiale contro il fascismo. L’evento, inaugurato dalla vicepresidente del Venezuela, Delcy Rodríguez, ha come obiettivo quello di denunciare il cosiddetto “imperialismo tecnologico” occidentale reo, secondo il Venezuela, di promuovere la violenza attraverso la “dittatura degli algoritmi dei social media”.
Tuttavia, l’ostilità nei confronti di Caracas non esiste solo da parte di Washington. Di recente il ministero degli Esteri argentino ha sollecitato la Corte Penale Internazionale a richiedere un mandato d’arresto contro il presidente Nicolás Maduro e altri funzionari venezuelani. La mossa di Buenos Aires viene giustificata con il peggioramento della situazione dopo le elezioni presidenziali tenutesi nella Repubblica Bolivariana il 28 luglio scorso. Elezioni che il mondo occidentale si era affrettato a non riconoscere, acclamando come leader l’oppositore Edmundo González Urrutia che la Spagna, non solo si appresta a riconoscere per via parlamentare, ma si offre persino nel garantirgli asilo politico.