di Gionata Chatillard
Ridurre le emissioni di CO2 o scongiurare la minaccia di una guerra atomica? Per Antony Blinken è difficile, anzi impossibile, stabilire quale fra le due questioni debba essere considerata prioritaria. Messo alle strette dalla domanda di un giornalista, il segretario di Stato statunitense ha infatti messo sullo stesso piano il riscaldamento globale e la possibilità che mezzo pianeta venga ridotto come Hiroshima o Nagasaki alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
“La potenziale minaccia di una guerra nucleare non è più pericolosa del cambiamento climatico”, ha dichiarato Blinken, sottolineando come su questi temi non possa esistere nessuna gerarchia. Il capo della diplomazia statunitense, che forse non ha letto i giornali europei nelle ultime settimane, ha poi affermato che, adesso come adesso, in primo piano c’è il conflitto ucraino, ma che la “sfida esistenziale dei nostri tempi” rimane in ogni caso quella climatica.
Per l’Amministrazione Biden, insomma, la possibilità che buona parte dell’umanità -se non tutta- venga spazzata via nel giro di pochi minuti non deve essere più preoccupante dell’aumento delle temperature. Sarebbe quindi interessante sapere se gli scienziati del Pentagono si siano già messi al lavoro per inventare un’arma nucleare ecologica, in grado di eliminare milioni di esseri umani senza far salire troppo le temperature. Per Washington sarebbe la quadratura del cerchio, grazie alla quale diventerebbe possibile sganciare bombe atomiche senza troppi patemi d’animo e, soprattutto, nel pieno rispetto del pianeta.