di Gionata Chatillard
Potrebbero essere più di 40 i paesi che parteciperanno al prossimo vertice dei BRICS, in programma a fine ottobre nella città russa di Kazan. Alcuni di questi, almeno per il momento, saranno semplici osservatori. Per altri, invece, le porte dell’organizzazione multilaterale si potrebbero già spalancare in occasione di questo summit, il primo che si celebra dopo l’entrata nei BRICS di Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti, che si sono aggiunti quest’anno a Cina, Russia, India, Brasile e Sudafrica.
La lista con le nuove domande di adesione è però in costante aggiornamento, e diversi gruppi di lavoro saranno già operativi questo mese in diverse città russe per esaminare una a una le candidature. Fra queste, ci sarà probabilmente anche quella della Mongolia, il cui presidente è stato invitato a partecipare al vertice di Kazan dallo stesso Vladimir Putin, che proprio in questi giorni si trovava in visita di stato nel Paese asiatico. Il leader del Cremlino è tornato in patria ieri recandosi a Vladivostok per partecipare all’Eastern Economic Forum, dove oggi ha incontrato il primo ministro della Malesia, altro paese che ha recentemente dichiarato di voler salire a bordo dei BRICS.
Sempre oggi, Putin ha ricevuto anche il vice primo ministro della Serbia, unico paese europeo che potrebbe partecipare al summit di Kazan oltre a Bielorussia e Turchia. La notizia della richiesta di Ankara di aderire ai BRICS è stata la bomba geopolitica della settimana, dato il peso strategico di un paese che ha già dimostrato di poter fare da ago della bilancia fra Oriente ed Occidente. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha già confermato la sua presenza a Kazan, dal momento che le negoziazioni per entrare nell’Unione Europea sono su un binario morto ormai da anni.
Il Vecchio Continente, che sta tagliando i ponti con il resto del mondo seguendo fedelmente le indicazioni di Washington, appare sempre più avulso dalle nuove architetture multilaterali che stanno invece conquistando il resto del pianeta. Dall’Algeria al Bangladesh, dalla Bolivia al Vietnam, passando per l’Azerbaigian e l’Indonesia… A essere disposti a restare fuori dai BRICS sembrano rimanere solo gli Stati Uniti e le sue propaggini, che dopo essersi auto-isolati sembrano adesso sempre più orientati a risolvere la questione con l’uso delle armi.