di Elisa Angelone
L’Unione Europea starebbe mettendo a punto una strategia volta a “conquistare” o, ancor meglio, “non perdere”, quattro paesi definiti prioritari in quanto ai margini dell’alleanza occidentale che si scontra con la crescente influenza russa e cinese. Lo scrive Politico, citando un rapporto riservato messo a disposizione da alcuni funzionari UE. Nello specifico si tratterebbe di Brasile, Cile, Kazakistan e Nigeria. Paesi che, ciascuno a modo suo, rappresentano per Bruxelles una fonte di materie prime indispensabili (basti pensare al litio cileno o al petrolio e al gas kazako) e anche terreno di competizione con Mosca e Pechino. Se infatti un paese come il Kazakistan è nell’orbita del cosiddetto “nemico” anche per semplice posizione geografica, l’appeal di Russia e Cina si sta facendo più forte anche in Africa e in America Latina e questo è ormai sotto gli occhi di tutti.
La Nigeria è, dopotutto, la maggiore economia africana; Cile e Brasile sono ricchi di materie prime “in linea”, secondo un funzionario dell’Unione, “con i valori europei”, sottintendendo probabilmente l’agenda green; il Kazakistan possiede infine grandi quantità di petrolio e gas ed è quindi nell’interesse di Bruxelles spingere per un rafforzamento dei legami con Astana, soprattutto ora che il grande paese centroasiatico sembra più ben disposto nei confronti dell’Occidente. Forse anche grazie all’incessante attività delle oltre 100 ONG straniere di base in Kazakistan, la maggior parte delle quali finanziate dagli Stati Uniti, per non parlare dei generosi investimenti della Soros Foundation. Attività, si presume, senz’altro in linea con la strategia europea di conquistare nuovi “amici” su tre continenti, migliorando i legami con le nazioni “chiave” facendo leva su offerte migliori a livello di commercio, sicurezza, migrazione e sviluppo economico che possano fungere da alternativa a quelle russe o cinesi. Se minacce o imposizioni non sembrano funzionare, Bruxelles sembra quindi pronta a tentare la strada della carota, lasciando da parte il bastone. “Ci troviamo in un ambiente geopolitico competitivo: non si tratta solo di una battaglia di narrazioni ma anche di una battaglia di offerte”, scrive Politico citando il rapporto riservato.
Come se Bruxelles avesse una propria politica estera indipendente, i funzionari europei si concentreranno prossimamente su come entrare in aperta competizione con Cina e Russia in queste regioni del mondo ad oggi in qualche modo “marginali” eppure determinanti per il futuro assetto geopolitico globale.