di Fabio Belli
Il Burkina Faso ha sospeso il rilascio dei permessi di esportazione per l’oro artigianale e semilavorato e altre materie preziose estratte nel Paese.
La sospensione, di cui non si conosce la durata, “risponde alla necessità di riorganizzare al meglio la commercializzazione dei metalli preziosi”, si legge in una nota del governo. Nel Burkina Faso l’oro, oltre a essere il principale settore lavorativo con un numero di persone impiegate che si aggira vicino al milione, costituisce la prima entrata nelle esportazioni, pari al 37 per cento del totale. Secondo un rapporto del Crisis Group, nel 2019 la produzione artigianale ammontava quasi alla metà dell’oro prodotto nella regione del Sahel.
Tuttavia, negli ultimi anni le attività estrattive sono state ostacolate da una dilagante instabilità politica, che ha visto la chiusura di diverse miniere e la riduzione della produzione in molti giacimenti.
La mossa di Ouagadougou segue quel solco sovranista che, assieme agli altri vicini del Sahel Mali e Niger, intende marcare le distanze dagli organismi politici ed economici occidentali. Non a caso i tre Paesi, oltre ad annunciare la creazione di una moneta in antitesi al franco CFA, hanno recentemente annunciato di ritirarsi dalla Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale, due dei baluardi più imponenti della cosiddetta Françafrique.