di Margherita Furlan
A seguito del violento attacco aereo e terrestre condotto da Ḥamās contro Israele sabato 7 ottobre, il governo di Benjamin Netanyahu ha dichiarato lo stato di guerra. Il bilancio provvisorio è di 800 morti, 2.500 feriti, 750 dispersi. In risposta, gli attacchi aerei israeliani sulla Striscia di Gaza prendono di mira edifici abitati da civili, riferisce il corrispondente da Gaza di Al Manar. L’emittente televisiva cita il ministero della sanità palestinese, secondo cui «gli ospedali sono pieni di morti e feriti mentre aumentano gli attacchi aerei israeliani contro i civili». 502 sono i palestinesi morti e circa 2.000 i feriti. Nell’attacco di Hamas contro Israele oltre cento persone sono state rapite. Due cittadini francesi sono rimasti uccisi, più di 10 i cittadini britannici morti o dispersi in Israele, nove gli statunitensi deceduti.
Dopo aver condotto i primi bombardamenti ritorsivi, anche su postazioni degli Hezbollah in Libano, le Forze armate israeliane si apprestano ora a organizzare un grande assedio via terra della Striscia di Gaza. Il capo del Comando meridionale, ex ministro della Difesa, Yoav Galant, ha ordinato il blocco totale: “Niente energia, niente cibo, niente acqua, niente gas; tutto chiuso”. Galant ha quindi chiosato con disprezzo: “Abbiamo a che fare con bestie umane e saranno trattate come tali”.
L’azione bellica di terra non contemplerebbe quindi la sola liberazione di Sderot e dei kibbutz, ma anche un embargo totale. Il governo israeliano non parla ancora esplicitamente di “invasione” della Striscia anche a causa del numero considerevole di ostaggi nelle mani di Hamas. Questi potrebbero essere infatti impiegati come scudi umani. Inoltre, un’operazione d’invasione della Striscia potrebbe rafforzare Hamas con l’eventuale supporto di Hezbollah. Ma secondo quanto riferito da Benyamin Netanyahu, la risposta di Israele «cambierà il Medio Oriente». “Non c’è altra scelta che rispondere con forza a Gaza”, ha sottolineato Netanyahu a Biden, mentre Il portavoce delle forze di difesa ha precisato che Israele sta ammassando fino a 100mila soldati nel sud del Paese con l’obiettivo dichiarato di eliminare tutte le capacità militari di Hamas a Gaza. 300mila i riservisti richiamati. I funzionari americani stimano che l’operazione di terra Israeliana nella Striscia di Gaza potrebbe iniziare nelle prossime 24-48 ore e potrebbe scuotere fortemente la regione portando ripercussioni senza precedenti. Il tutto mentre anche le forze armate egiziane stanno richiamando il personale militare dalle licenze e Hamas annuncia la disponibilità del primo sistema di difesa aerea sviluppato localmente.
Nel frattempo, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha ordinato al gruppo d’attacco della portaerei USS Gerald R. Ford di dirigersi verso il Mediterraneo orientale, tenendosi pronto ad assistere Israele. Gli Usa si starebbero inoltre preparando a un’evacuazione dei cittadini americani. Militari della Polonia sono già presenti sul suolo di Israele per provvedere al rimpatrio dei propri concittadini: i primi voli sono già stati effettuati. Hezbollah ha però minacciato di attaccare posizioni americane in Medio Oriente nel caso Washington intervenisse direttamente nel conflitto tra Israele e Hamas. «La Palestina non è l’Ucraina. Se gli Stati Uniti intervengono direttamente, tutte le posizioni americane nella regione diventeranno bersagli legittimi», ha sottolineato un portavoce del movimento libanese.
L’Ue, seguendo la casa madre, ha quindi deciso la «sospensione immediata» dei pagamenti destinati alla popolazione palestinese in attesa del riesame dei programmi di assistenza già messi in campo per un totale di 691 milioni di euro.
L’Italia ha riaffermato la “volontà di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano”. E, a quanto apprende l’Adnkronos, tra i circa 300mila riservisti mobilitati da Israele ci sono anche una ventina di riservisti italiani che hanno la doppia cittadinanza e che sono quindi stati richiamati.