di Gionata Chatillard
Quando nel novembre del 2020 fu firmata la fine delle ostilità della seconda guerra del Nagorno Karabakh, l’Armenia si impegnò a collaborare con l’Azerbaigian per creare nuovi collegamenti di trasporto in grado di risolvere il problema della discontinuità territoriale del paese turcofono. Il Governo di Bakù crede adesso sia arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti, in modo particolare per ciò che riguarda il cosiddetto Corridoio di Zangezur, un progetto che prevede di allacciare il territorio dell’Azerbaigian alla sua exclave di Nakhichevan, separata dal resto del paese proprio dall’Armenia. Yerevan e Bakù, però, non riescono adesso a mettersi d’accordo sulle modalità di attuazione di questa iniziativa, che nel frattempo è riuscita a irritare anche l’Iran.
Il Corridoio di Zangezur passerebbe infatti proprio a ridosso della frontiera fra Armenia e Repubblica Islamica. Il fatto che la Russia si sia mostrata recentemente favorevole alla sua implementazione ha messo ulteriormente in allerta Teheran, che si oppone frontalmente a un progetto che potrebbe finire per ridisegnare i confini nella regione. Il Governo iraniano ha già mosso le prime proteste diplomatiche verso il Cremlino attraverso gli abituali canali delle ambasciate. Il Ministero degli Esteri del paese asiatico ha in questo senso spiegato che la realizzazione del corridoio violerebbe una delle “linee rosse” della Repubblica Islamica, che ritiene dunque “totalmente inaccettabile” la posizione accondiscendente di Mosca nei confronti di Baku e del suo alleato turco.Proprio Ankara sarebbe infatti fra i grandi beneficiari del Corridoio di Zangezur, che finirebbe per stabilire un collegamento terrestre fra il paese euroasiatico e l’Azerbaigian. Un collegamento che rafforzerebbe notevolmente la Turchia in una regione -quella a cavallo fra Caucaso e Asia Centrale- in cui la sua influenza è già notevole.
Gli esponenti politici più radicali della Repubblica Islamica hanno parlato di una vera e propria “pugnalata alla schiena” da parte di Mosca, che avrebbe preferito scaricare sia Yerevàn che Teheran per non irritare Ankara, la cui neutralità sulla questione ucraina è di fondamentale importanza per il Cremlino. Un’altra versione dei fatti spiega però che, in realtà, potrebbe essere proprio l’Iran a voler capitalizzare la debolezza di Mosca nel Caucaso per prendere il suo posto e candidarsi così al ruolo di grande protettore regionale dell’Armenia, paese che negli ultimi mesi guarda con un’attenzione sempre maggiore all’Occidente, da cui continua puntualmente a ricevere armi. L’entrata in scena di Teheran potrebbe adesso fornire un’interessante sponda diplomatica a Yerevàn, fornendo al Governo di Nikol Pashinyàn nuove carte da giocare sul tavolo delle negoziazioni.