di Gionata Chatillard
Dopo averci provato col 5G, la Commissione Europea intende blindare anche le infrastrutture sottomarine da possibili minacce esterne. Nel mirino, ancora una volta, sembra esserci la Cina. L’Esecutivo comunitario ha infatti invitato i Ventisette a eliminare gradualmente i fornitori di telecomunicazione provenienti dal paese asiatico.
L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di proteggere i cavi sottomarini che trasportano la quasi totalità del traffico Internet globale. Per farlo, la Commissione chiede agli Stati membri di mappare le proprie infrastrutture per valutarne le vulnerabilità e il grado di dipendenza da paesi terzi. Una strategia di de-risking che sembra appunto ricalcare quella già adottata sul 5G nel 2020, quando ad andarci di mezzo furono le compagnie cinesi Zte e Huawei. La controllata di quest’ultima, HMN Tech, potrebbe dunque essere la prossima vittima di questa sorta di protezionismo geopolitico promosso da Bruxelles e gradito da Washington.
Le raccomandazioni della Commissione fanno leva su quanto successo nel sempre più tumultuoso Mar Baltico lo scorso ottobre, quando una nave portacontainer cinese fu accusata sia dai paesi occidentali che dalla Russia di aver danneggiato due cavi di telecomunicazione. Tuttavia, mentre Mosca si mostrò più propensa a considerare quanto accaduto come un incidente involontario, tanto da rinunciare perfino a un eventuale risarcimento, Estonia e Finlandia parlarono invece di un “deliberato atto di sabotaggio”. Una versione che oggi sembra fornire a Bruxelles il pretesto perfetto per tagliare l’ennesimo ponte fra Cina e Europa.