di Fabio Belli
Il ministero delle Comunicazioni del governo dello Yemen ha smentito la responsabilità del danneggiamento di tre cavi sottomarini nella zona del Mar Rosso compresa fra la città saudita di Gedda e lo Stato del Gibuti.
Le autorità del governo controllato dagli Houthi, come riportato dall’agenzia di stampa yemenita Saba, hanno negato ogni coinvolgimento nonostante le accuse di alcune testate giornalistiche israeliane. Secondo il quotidiano britannico, The Guardian, circa il 17% del traffico internet mondiale passa dal Mar Rosso attraverso condotti in fibra. Il cavo AAE-1 collega l’Asia orientale all’Europa attraverso l’Egitto, unendo la Cina all’Occidente attraverso il Pakistan e il Qatar. Il sistema di cavi EIG collega invece l’Europa meridionale a Egitto, Arabia Saudita, Gibuti, Emirati Arabi e India. Il cavo Seacom funge infine da collegamento tra Europa, Africa e India ed è anche connesso al Sud Africa.
A inizio mese un canale Telegram attribuito agli Houthi pubblicava una mappa di infrastrutture sottomarine con il seguente messaggio: “Esistono cavi internazionali che collegano tutte le regioni del mondo attraverso il mare. Lo Yemen si trova in una posizione strategica, poiché nelle sue vicinanze passano le linee Internet che collegano interi continenti”, concludeva il messaggio. A seguito del danno nel Mar Rosso, che comporterà due mesi di riparazione, le autorità yemenite hanno invece annunciato l’intenzione di garantire lo sviluppo della rete di cavi sottomarini che transita nel quadrante del Corno d’Africa.
Da una parte le accuse israeliane, dall’altra le presunte dichiarazioni di sabotaggio seguite dalle affermazioni ufficiali di non coinvolgimento da parte degli Houthi. In attesa della verità, l’ipotesi di un Nord Stream in salsa mediorientale è tutt’altro che da escludere.