di Gionata Chatillard
Anche la Malesia sale sul carro della dedollarizzazione. Anzi, ci era già salita negli anni ’90, ma i tempi, evidentemente, non erano ancora maturi. L’allora ministro delle Finanze aveva infatti proposto l’istituzione di un Fondo Monetario asiatico, ma l’idea di fare a meno della valuta statunitense non era all’epoca concepibile. Ben diverso è il contesto attuale, con Cina e Russia che stanno trainando la dedollarizzazione su scala globale. Un momento ritenuto perfetto dal Governo di Kuala Lumpur per tornare a proporre ai suoi vicini di sganciarsi dalla moneta americana. Tanto più che quello che 30 anni fa era il titolare del dicastero delle Finanze, Anwar Ibrahim, non solo è diventato oggi primo ministro della Malesia, ma sembra anche intendersi alla perfezione con Pechino.
“Non c’è motivo per continuare a dipendere dal dollaro”, ha detto in questi giorni il capo del Governo mentre spiegava al Parlamento gli accordi raggiunti in questo campo con la Cina. Ibrahim ha poi assicurato che anche Xi Jinping sarebbe favorevole a discutere l’istituzione di un Fondo Monetario asiatico come strumento per ridurre la dipendenza di questa regione dagli organismi internazionali a trazione occidentale.
Il primo ministro ha inoltre dichiarato che la Banca Centrale della Malesia sta già lavorando per consentire a Kuala Lumpur e Pechino di iniziare a usare le valute locali per il commercio bilaterale, mettendo quindi da parte il dollaro. Una proposta che vedono di buon occhio quasi tutti i paesi del Sud-est asiatico, che lo scorso 31 marzo si sono riuniti a Bali proprio per parlare di come ridurre la dipendenza non solo dalla moneta statunitense, ma anche dall’euro. Un ennesimo schiaffo all’Impero del petrodollaro, che continua a perdere pezzi vedendo come la propria sfera di influenza si assottiglia di giorno in giorno.