di Gionata Chatillard
La destabilizzazione della Cina passa anche dal Tibet. Proprio per questo, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato la scorsa settimana un nuovo disegno di legge sulla regione himalayana, il cui obiettivo è quello di contrastare ulteriormente la narrazione di Pechino intorno a questo territorio. In particolare, la risoluzione bolla come “disinformazione” il fatto che il Tibet sia stato parte della Cina fin dai tempi antichi. Il documento dichiara inoltre che le autorità della Repubblica Popolare starebbero “sopprimendo sistematicamente” la cultura locale a livello linguistico, religioso e ambientale.
Da Pechino hanno subito rimandato al mittente le ingerenze statunitensi, dichiarando che il Tibet è un affare interno su cui Washington farebbe meglio a non pronunciarsi. Per il Governo cinese si tratta dell’ennesimo tentativo di denigrazione da parte dell’Occidente, che starebbe utilizzando questo dossier come arma di propaganda in maniera simile alle questioni di Taiwan, di Hong Kong e della minoranza musulmana che vive nella regione dello Xinjiang. Il tutto mentre il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, è volato proprio in questi giorni a Nuova Delhi per rafforzare la cooperazione in materia di difesa con l’ovvio obiettivo di contrastare la Cina.
Ciò che però sembra aver più infastidito Pechino è stata la visita di una delegazione bipartisan di parlamentari statunitensi a Dharamsala, località indiana dove il Dalai Lama si trova in esilio dal 1959. Il leader religioso, simbolo della resistenza tibetana contro la Cina, è per la Repubblica Popolare un semplice separatista in cerca di sostegno internazionale. Un sostegno che Washington sembra più che mai disposto a offrirgli, come dimostra la visita di oggi, capeggiata dalla solita Nancy Pelosi, già specialista nel provocare Pechino dopo il suo viaggio di un paio di anni fa a Taiwan. “Il disegno di legge appena approvato”, ha dichiarato minacciosa l’esponente democratica, “dice al Governo cinese di prepararsi, perché le cose adesso sono cambiate”.