di Gionata Chatillard
È Li Shangfu l’ultima personalità di spicco dell’establishment cinese ad aver fatto perdere le proprie tracce. Il ministro della Difesa non si vede in pubblico dal 29 agosto, e sono ormai in molti a pensare che possa andare incontro alla stessa sorte toccata all’ex titolare degli Esteri, Qin Gang, uscito definitivamente di scena dopo essere sparito per un mese.
Più che le due settimane di assenza, a insospettire gli analisti è il fatto che Li non abbia partecipato a un’ispezione militare alla quale Xi Jinping ha preferito presentarsi da solo. Per l’occasione, il presidente cinese, oltre a non spiegare perché il ministro della Difesa non si fosse recato sul posto, ha pronunciato anche un discorso in cui ha rimarcato la necessità di unità all’interno delle Forze Armate. Forse un messaggio diretto proprio allo stesso Li.
Che diversi esponenti dell’establishment cinese siano stati allontanati dal potere negli ultimi mesi non è certo un mistero. A volte, per casi di corruzione. Altre volte, senza alcuna spiegazione. Ma quasi sempre l’allontanamento è stato preceduto da un’improvvisa e prolungata assenza. Oltre al ministro degli Esteri, a uscire per un po’ dai radar erano stati anche il miliardario Jack Ma, fondatore del colosso dell’e-commerce Alibaba, e l’allora capo dell’Interpol Meng Hongwei.
In altri casi, il congedo è stato però ben più plateale. Ne sa qualcosa l’ex presidente Hu Jintao, allontanato praticamente di forza -e a favore di telecamera- dall’ultimo Congresso Nazionale del Partito Comunista. Ma a togliere il disturbo sono stati obbligati di recente anche diversi vertici militari. Tanto che l’ambasciatore statunitense in Giappone ha avuto buon gioco a dichiarare che il Governo cinese “sembra ormai un romanzo di Agatha Christie”. E questo nonostante la lunga mano di Washington sia fra i primi indiziati in grado di spiegare le ragioni dei giri di vite voluti da Xi.