di Fabio Belli
Un conflitto armato tra Taiwan e Cina potrebbe costare alla comunità mondiale circa 10.000 miliardi di dollari pari al 10% del PIL globale.
È quanto afferma Bloomberg in una sua pubblicazione che precisa come un’escalation tra le due parti possa svilupparsi in due scenari, tra cui quello più catastrofico che vedrebbe la scesa in campo degli Stati Uniti e dei suoi sodali. In ogni caso, sostengono gli esperti economici dell’agenzia statunitense, il conflitto colpirebbe la fornitura di semiconduttori e provocherebbe interruzioni della catena di approvvigionamento, oltre a sanzioni commerciali e perturbazioni nei mercati finanziari.
Le perdite sarebbero le peggiori immaginabili in qualsiasi scenario bellico presente sul pianeta e a farne le spese, oltre a Taiwan e Cina, sarebbero la Corea del Sud e i paesi del Sud-Est asiatico, con cali del Pil a due cifre. Ma anche l’economia statunitense non ne sarebbe immune sebbene in misura più ridotta. Nonostante dunque lo scontro tra Taipei e Pechino non sia affatto conveniente, molte aziende e paesi starebbero prendendo le contromisure a una ipotetica escalation nell’Asia Pacifico.
E se all’orizzonte non si riescono a vedere le scintille, la guerra di nervi tra Cina e Stati Uniti continua. Oggi si è svolto al Pentagono, per la prima volta dopo 4 anni, un incontro tra il vice segretario aggiunto alla Difesa – per Cina, Taiwan e Mongolia -, Michael Chase, e il maggiore generale cinese, Song Yanchao. Chase ha sottolineato la necessità di tenere aperte le linee di comunicazione, mentre la controparte cinese ha ribadito che gli Stati Uniti dovrebbero porre fine alle loro “azioni provocatorie” nel Mar Cinese Meridionale, rispettare il principio “Una sola Cina”, smettere di armare Taiwan e non sostenere i suoi tentativi di autoproclamazione, inclusa qualsiasi interferenza elettorale visto che nel prossimo fine settimana a Taiwan si terranno le elezioni per la leadership regionale.
A dimostrazione di aver compreso le condizioni cinesi, il presidente della Camera degli Stati Uniti, Mike Johnson, sempre oggi, ha incontrato a Washington il rappresentante di Taiwan, Alexander Yui.
Click to rate this post!