di Elisa Angelone
Come da previsioni, nessuno scambio significativo sarebbe avvenuto tra il capo del Pentagono Lloyd Austin e il ministro della Difesa cinese Li Shangfu a Singapore durante il forum sulla sicurezza noto come Shangri-La Dialogue. Lo scambio tra i due è stato più che altro indiretto, ma non per questo meno carico di tensione.
Nel suo intervento il capo del Pentagono ha sfoggiato la solita retorica statunitense secondo cui un conflitto intorno a Taiwan sarebbe “devastante” non solo per la regione, ma per l’intera economia globale. Criticando la mancata disponibilità al dialogo da parte di Pechino e alludendo, neanche troppo velatamente, a possibili aggressioni cinesi ai danni dell’isola, Austin ha ribadito l’impegno statunitense a collaborare con gli alleati asiatici “per un Indo-Pacifico libero e aperto”.
Il ministro della Difesa cinese, dal canto suo, non si è risparmiato varie frecciate all’indirizzo di Washington, accusando gli Stati Uniti di interferire negli affari interni della Cina e di alimentare lo scoppio di un conflitto nella regione attraverso la militarizzazione degli alleati e la volontà di creare alleanze simili alla NATO in Asia. Un conflitto tra Cina e Stati Uniti, secondo Li, sarebbe un “disastro intollerabile per il mondo intero”. Unico tema, questo, su cui entrambe le parti sembrano essere d’accordo. Secondo il ministro cinese, quindi, le due potenze dovrebbero cercare un “terreno comune” piuttosto che imporre l’una all’altra -come fa Washington- le proprie condizioni per una ripresa del dialogo. Condizioni che, neanche a dirlo, sarebbero “drasticamente diverse”.
Washington, a Singapore, ha cercato di proporsi come promotore del dialogo con Pechino, ma al tempo stesso non fa nulla per sbloccarlo, come ad esempio ritirare le sanzioni che, nel 2018, gli USA hanno imposto proprio all’attuale capo della Difesa cinese.