di Elisa Angelone
Dal ministero della Difesa russo si apprende che lo scorso 5 giugno “un gruppo di sabotatori ucraini” ha fatto esplodere una conduttura del gasdotto che dalla città di Togliatti, in Russia, dovrebbe
trasportare ammoniaca a Odessa, sul Mar Nero, come parte del famoso accordo sul grano. Accordo che, guarda caso, Mosca ha recentemente annunciato di voler sospendere in quanto verrebbe attuato solo parzialmente, ovviamente a favore di Kiev. L’esportazione di ammoniaca dalla Russia sarebbe difatti in sospeso da oltre un anno. In seguito all’attacco, tuttavia, il gas velenoso si sarebbe disperso nell’area adiacente alla conduttura in un villaggio del distretto di Kupjansk (sotto controllo ucraino), nella regione di Kharkov, causando vittime tra i civili e intossicando diverse persone. Mosca e Kiev, come di consueto, si accusano a vicenda dell’incidente. Il secondo, nella stessa giornata, ai danni di infrastrutture civili critiche. Secondo il ministero degli Esteri russo, potrebbero volerci circa tre mesi per ripristinare l’impianto.
“ll gasdotto per l’ammoniaca era uno dei punti principali per l’attuazione dell’accordo firmato a Istanbul il 22 luglio 2022”, ricorda la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. “L’impianto riveste un’importanza fondamentale per la sicurezza alimentare globale”, continua la Zakharova, “circa 2 milioni di tonnellate di materie prime per la produzione di fertilizzanti, sufficienti a sfamare 45 milioni di persone all’anno, venivano pompate attraverso il gasdotto. Il regime di Kiev, quindi, non solo ha eliminato la possibilità fisica di fornire ammoniaca ai mercati mondiali, [ma ha anche] inferto un duro colpo agli sforzi complessivi di combattere la fame e aiutare i Paesi bisognosi in Asia, Africa e America Latina” conclude la portavoce.
Dopo il caso del Nord Stream, se le accuse di Mosca venissero confermate, si avrebbe la dimostrazione che gli allievi hanno superato i maestri (d’oltreoceano).