di Margherita Furlan e Fabio Belli
“La nostra azione militare è stata una risposta all’aggressione contro le nostre sedi diplomatiche a Damasco, se Israele dovesse commettere un altro errore, reagiremo molto più severamente. È un conflitto tra l’Iran e Israele, dal quale gli Stati Uniti devono stare lontani!”
Questo in sostanza quanto dichiarato sulla piattaforma X dalla missione iraniana presso le Nazioni Unite all’indomani dell’attacco aereo di Teheran sul territorio israeliano.
Per il rappresentante permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite, Amir Saeed Iravani, l’operazione è stata condotta esclusivamente nel contesto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, richiamando così al diritto dell’Iran all’autodifesa. La posizione di Teheran ha visto concordi Mosca e Pechino i cui diplomatici presso l’ONU hanno ricordato a tutti nel dettaglio quale fosse la causa principale dell’attuale escalation. In particolare il rappresentante russo, Vassily Nebenzya, ha detto:
“Ciò che è accaduto la notte del 14 aprile non è avvenuto nel vuoto. I passi dell’Iran sono stati una risposta alla vergognosa inazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, una risposta al palese attacco di Israele a Damasco”.
Per il Ministero degli Esteri iraniano “Abbiamo lavorato in modo professionale e la nostra risposta a Israele è stata logica e responsabile. Non vogliamo ulteriore tensione nella regione. Il nostro passo è stato necessario e proporzionato a causa del comportamento irresponsabile dell’entità sionista e dell’Occidente.
L’amministrazione americana deve accettare la risposta iraniana invece di seguire tendenze irresponsabili”.
La risposta iraniana può dirsi dunque conclusa anche se la leadership israeliana non sembra per ora intenzionato a sotterrare l’ascia di guerra. La cosiddetta “unica democrazia del Medio Oriente” sta pensando di creare una coalizione regionale contro la minaccia iraniana. Lo ha dichiarato il ministro israeliano Benny Gantz, un’iniziativa che non sembra essere un gran successo, visto che il residuo supporto israeliano sembra resistere solo nei paesi occidentali. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha riferito invece al segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, che Israele non ha altra scelta se non quella di rispondere all’attacco lanciato dall’Iran durante il fine settimana.
Ieri pomeriggio si è riunito il gabinetto di guerra di Israele, ma non era stata rilasciata alcuna decisione definitiva in merito. Il gabinetto di guerra, oltre a valutare un attacco a una struttura iraniana che invierebbe un messaggio, senza causare vittime, secondo un funzionario israeliano, starebbe studiando anche “opzioni diplomatiche” per isolare l’Iran sulla scena mondiale”. Israele potrebbe rispondere oggi all’Iran, riferisce il Wall Street Journal, citando funzionari americani e occidentali.
Tuttavia, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha riferito al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che Washington non sosterrà attacchi di ritorsione contro l’Iran.
Secondo quanto riporta il quotidiano Axios, l’amministrazione Biden si sarebbe mostrata fortemente preoccupata per un’eventuale contro risposta israeliana per paura che venga raggiunta una guerra regionale con conseguenze catastrofiche. Ma la parte del poliziotto buono da parte di Washington potrebbe essere solo una tattica fine a se stessa, anche per convenienti fini elettorali in vista delle prossime presidenziali statunitensi.
Intanto, secondo i media iraniani, durante gli attacchi alla base aerea di Nevatim – che ospita gli F-35 statunitensi – sarebbero stati uccisi almeno 44 agenti del Mossad.
Inoltre, l’Iran potrebbe aver schierato 7 missili ipersonici; nessuno di loro è stato intercettato.
Altri media iraniani assicurano invece che NON è stato utilizzato alcun mezzo ipersonico.
Quel che conta di più, prevedibilmente, è stato il sequestro di una nave portacontainer israeliana vicino allo Stretto di Hormuz.
Come un – gentile – avvertimento.
Questo è incommensurabilmente più pericoloso per l’intero castello di carte economico occidentale di un attacco limitato alla “portaerei”.
Non c’è da stupirsi che i neoconservatori, i sionisti e i guerrafondai egemoni, tra gli altri, siano storditi e confusi come una gallina senza testa.