di Gionata Chatillard
Dal 13 marzo 2023, sulla Russia di Vladimir Putin sembra pesare una colpa in più: quella di spingere i migranti verso l’Italia per destabilizzare il paese. Come se avessero ricevuto un improvviso via libera per sganciare questa nuova narrazione in modo coordinato, diversi esponenti dell’establishment tricolore hanno infatti stabilito -dalla notte alla mattina- una relazione diretta fra la guerra in Ucraina e lo sbarco di clandestini sulle coste europee. “Tutta colpa di Putin”, dichiara in coro l’avanguardia atlantista del Belpaese, forse chiedendosi come abbia fatto a non pensarci prima.
Ad aprire le danze ci ha pensato il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, che in un’intervista rilasciata a Libero ha assicurato che Mosca starebbe creando una vera e propria “bomba migratoria” per mettere in difficoltà l’Occidente. “Non c’è tempo da perdere”, ha tuonato il rappresentante del Carroccio, convinto che la soluzione al problema debba passare per forza di cose da una militarizzazione del Mediterraneo targata NATO.
Parole, quelle di Romeo, che qualcuno aveva inizialmente interpretato in senso sarcastico, ma che in realtà hanno finito per far scuola in men che non si dica. D’altronde, con gli sbarchi di migranti ufficialmente triplicati rispetto ai dati dell’anno scorso, l’individuazione di un capro espiatorio si è più che mai resa necessaria per il Governo e i suoi accoliti, consapevoli di avere a che fare con un’opinione pubblica ormai anestetizzata di fronte alle continue raffiche di fake news a cui viene sottoposta un giorno sì e l’altro pure.
E così, a rilanciare la teoria del senatore leghista ci ha pensato direttamente il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha parlato di una “chiara strategia di guerra ibrida” attuata dai mercenari russi della compagnia Wagner, che –grazie alla loro posizione di forza in diversi paesi africani- intenderebbero vendicarsi per il sostegno militare offerto da Roma a Kiev. Una narrazione molto simile a quella usata dalla Polonia nei mesi immediatamente precedenti alla crisi ucraina, quando Varsavia e Bruxelles accusavano la Bielorussia di dirottare migranti in Europa per destabilizzare la regione.
In questo caso, le parole di Crosetto sono state subito smentite dal capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, che ha assicurato che i suoi uomini avrebbero cose ben più importanti da fare che occuparsi di scafisti. Eppure, per il Governo italiano i fenomeni migratori del Mediterraneo altro non sarebbero se non un ulteriore fronte della guerra ucraina. Cosa invece fossero prima del 24 febbraio dell’anno scorso non è lecito sapere, ma ciò che conta per l’Esecutivo è solo il presente. E il presente dice che associare il conflitto ucraino alla crisi migratoria potrebbe far sì che di quest’ultima possa occuparsene direttamente la NATO. L’appello di Crosetto all’Alleanza Atlantica è in questo senso esplicito, tanto che a rilanciarlo ci ha pensato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. D’altronde, continuare a reclamare una maggiore implicazione di Bruxelles per fermare gli scafisti non ha finora portato a risultati concreti. Motivo per cui il Governo Meloni, invece di chiedere “più Europa”, preferisce adesso chiedere “più NATO”.