Dal 7 ottobre sono più di tremila i palestinesi tratti in arresto in Cisgiordania. Secondo la Commissione per gli affari dei detenuti e la Società dei prigionieri palestinesi, gli arresti si sono svolti a Jenin, Hebron, Betlemme, Nablus, Ramallah, Gerusalemme e Gerico.
“Da un giorno all’altro il territorio è stato chiuso. Le città sono state perquisite, il coprifuoco imposto, gli adolescenti arrestati, i detenuti picchiati e i villaggi presi d’assalto dai vigilantes ebrei”, ha testimoniato un agricoltore.
Per non parlare degli attacchi da parte dei coloni ebrei che, secondo l’ONU sono aumentati a un ritmo senza precedenti. In totale, il numero dei palestinesi detenuti da Israele è salito a oltre 7.800, di cui circa 300 bambini e 72 donne, ha affermato Qadura Fares, capo della Commissione dell’Autorità Palestinese per gli Affari dei Prigionieri.
Sono invece in corso in queste ore, riportano tutte le agenzie, febbrili trattative tra Tel Aviv, Washington e il vertice di Hamas di stanza in Qatar, per la liberazione di 50 ostaggi israeliani, in cambio di una tregua ancora da definire, anche se nelle ultime agenzie si parla di 4 giorni di tregua.
Nel frattempo il Ministro della Salute israeliano ha scritto all’OMS circa attività militari di Hamas presso l’ospedale di Al-Shifa definendole ‘non etiche e contrarie a tutte le regole di guerra’. In precedenza il commissario OMS Michael Ryan aveva dubitato che ci potessero essere attività terroristiche ad Al Shifa, come sostenuto da Israele.
In merito alla situazione di milioni di sfollati palestinesi nel Sinai, esito quasi scontato secondo molti, ha dichiarato invece il premier egiziano Mustafa Madbulya al Parlamento: “Ciò che Israele sta commettendo in Palestina rappresenta una minaccia alla sicurezza egiziana, qualsiasi spostamento forzato della popolazione della Striscia di Gaza rappresenta un chiara minaccia per lo Stato egiziano e l’Egitto non esiterà a utilizzare tutte le misure per garantire la protezione e la preservazione dei suoi confini”.
Da Kiev, intanto, oltre alla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e il segretario alla Difesa USA Lloyd Austin a celebrare il decennale del colpo di stato in Ucraina sono arrivati anche il ministro della Difesa tedesco Boris Pastorius, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente moldava Maia Sandu.
“Il futuro dell’Ucraina è nell’Unione Europea. Il futuro per cui il Maidan ha combattuto è finalmente iniziato”, ha scritto sul suo profilo social Ursula Von der Leyen apportando il sigillo banderista all’Europa dei valori.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha commentato la data scrivendo che, in seguito a Euromaidan l’Ucraina ha perso la sua indipendenza statale e sopravvive grazie ai colonizzatori occidentali che ne determinano la politica interna ed estera.
di Domenico D’Amico e Jeff Hoffman