di Elisa Angelone
A quanto pare, neanche gli alleati di Washington sono immuni dal processo di abbandono di dollaro statunitense.
Ieri, infatti, 2 maggio, la Corea del Sud ha firmato un memorandum d’intesa con l’Indonesia per promuovere l’utilizzo delle rispettive valute locali nelle transazioni bilaterali. A prendere il posto del dollaro negli investimenti e nelle transazioni economiche e finanziarie saranno quindi il won coreano e la rupia indonesiana. Secondo i vertici delle banche centrali dei due Paesi asiatici, questa mossa contribuirà a ridurre i costi di transazione per le imprese, così come l’esposizione ai rischi di cambio e, in ultima istanza, rafforzerà il commercio bilaterale tra Giacarta e Seul.
Questa tendenza ormai inarrestabile rappresenta una speranza anche per Damasco, che confida nel ruolo di primo piano che possono svolgere i BRICS nello smantellamento del dollaro statunitense come valuta di riserva globale. A dirlo è stato il presidente siriano Bashar al-Assad durante un incontro, la scorsa settimana, con l’inviato speciale del governo cinese per il Medio Oriente, Zhai Jun. Dopo la storica mediazione tra Iran e Arabia Saudita, Pechino è sempre più protagonista nella regione mediorientale. Un ruolo, questo, che gli viene riconosciuto con gratitudine da Damasco, che può ora contare persino sul sostegno di Riyadh alla reintegrazione della Siria nella Lega araba e, come ufficializzato nella recente dichiarazione di Amman del 1 maggio, al ritiro delle sanzioni e delle presenze straniere sul territorio siriano.
Secondo Assad, oggi “il mondo intero ha bisogno della presenza cinese a livello sia politico che economico per riequilibrare la situazione globale”. Motivo per cui la Siria confida altresì nell’adozione dello yuan cinese per le transazioni internazionali.
I BRICS, con la possibile adesione, fra gli altri, anche di Iran e Arabia Saudita, stanno raccogliendo le speranze di molti, soffocate per lungo tempo dall’egemonia a stelle e strisce. Da Seul a Damasco, per il biglietto verde, c’è sempre meno spazio.