di Elisa Angelone
Lo avevano annunciato, a fine maggio, le autorità iraniane alla vigilia del vertice della Asian Clearing Union: durante l’incontro tra i vertici delle 9 banche centrali dei paesi membri dell’Unione -tra cui India, Iran e Pakistan- l’abbandono del dollaro USA e la riduzione della dipendenza dalle infrastrutture finanziarie ad esso legate sarebbero stati temi all’ordine del giorno.
E così è stato. Il blocco bancario regionale si appresta infatti a lanciare la propria alternativa al sistema di pagamento internazionale SWIFT. “Considerando il fatto che SWIFT non è disponibile per tutti i paesi e ha i suoi costi”, hanno affermato i vertici della Banca centrale iraniana, “i paesi membri dell’Unione hanno deciso di mettere a punto un proprio sistema personalizzato in grado di sostituire completamente lo SWIFT”. Il nuovo meccanismo finanziario sarà utilizzato per le transazioni tra i membri dell’Asian Clearing Union, che, tuttavia, è aperta a nuovi partecipanti. Tra gli interessati vi sarebbero già Russia e Bielorussia. D’altra parte Mosca, come Teheran, è esclusa dal circuito SWIFT, motivo per cui le transazioni tra i due paesi avverrebbero già per la maggior parte nelle rispettive valute nazionali. Lo stesso dicasi per Minsk. Il blocco bancario asiatico punta in generale a diversificare il paniere di valute accettate per i pagamenti transfrontalieri in modo da accelerare ulteriormente la de-dollarizzazione. Una tendenza, quest’ultima, abbracciata da tutte le principali economie emergenti e che riflette una ormai generalizzata sfiducia nel famoso biglietto verde. Secondo gli esperti, tale sfiducia è alimentata dall’aumento dei tassi e dall’enorme deficit commerciale degli Stati Uniti, ma anche, aggiungono da Teheran, dalla “militarizzazione del dollaro” che sta spingendo le “nazioni sovrane” a cercare alternative per mitigare il potenziale impatto di eventuali sanzioni future.
Sullo sfondo, infatti, lo yuan cinese continua ad acquisire prestigio nelle transazioni internazionali, il gruppo BRICS discute di una possibile valuta comune e il Brasile di Lula porta avanti parallelamente la proposta di una valuta regionale per il Sudamerica. Lo spazio per il dollaro USA nel mondo appare sempre più ridotto.