di Jeff Hoffman
La Danimarca ha sterilizzato un’intera generazione di giovani donne di etnia Inuit originarie della Groenlandia. Il fatto risale agli anni 60 e 70 del secolo scorso e svela il volto nascosto delle democrazie liberali.
“Un grande successo” fu il commento scritto nel 1972 sul Journal of Family Planning, la pubblicazione che descriveva le politiche di pianificazione familiare.
D’altro canto, nel quadro di un esperimento sociale praticato negli anni 50 il governo danese aveva letteralmente sottratto alcune decine di neonati dalla comunità inuit affinché si trasformassero in cittadini danesi modello.
Una deportazione per la quale nel 2020 la prima ministra danese Mette Frederiksen ha dichiarato: “Non possiamo cambiare quello che è successo. Ma possiamo assumerci la responsabilità e chiedere scusa a coloro di cui avremmo dovuto prenderci cura, non siamo riusciti a farlo”.
A denunciare il crimine che riguarda 4.500 giovanissime donne ci ha pensato ora Naya Liberth, psicologa di etnia inuit che insieme ad altre 67 donne sta chiedendo un risarcimento al governo danese.
La Groenlandia è l’isola più vasta del pianeta, incastrata fra il Canada, l’Islanda e l’antartide. Delle circa 60mila persone residenti il 90% ha origini inuit. Dal 2008 l’isola ha un proprio autogoverno e forti sono le volontà di rendersi autonoma dal regno di Danimarca di cui fa tuttora parte.