di Jeff Hoffman
Volano verso l’alto i titoli di borsa di oro e argento, che hanno chiuso la settimana borsistica superando rispettivamente i 2.400 e i 31 dollari l’oncia dopo aver toccato il picco più alto dell’ultimo decennio.
Dopo tre anni e mezzo di correzioni e consolidamenti, entrambi i metalli si trovano adesso, anche a causa delle sanzioni, in nuovi mercati rialzisti potenzialmente in grado di cambiare l’assetto economico stabilito in seguito agli accordi di Bretton Woods.
A cambiare l’ordine degli addendi sono, guarda caso, i paesi appartenenti ai Brics + che, fuori dai confini militarizzati dell’occidente collettivo, hanno letteralmente rovesciato il tavolo della geoeconomia.
Mentre i titoli dei metalli preziosi salgono e le banche centrali corrono all’acquisto di oro, i Brics pianificano una moneta unica, chiamata “unit”, che cambia le carte in tavola in quanto nuova forma di valuta internazionale, per il 40% sostenuta dall’oro e per il 60% dalle valute nazionali che può essere emessa in modo de-centralizzato e poi riconosciuta e regolamentata a livello nazionale.
La speranza degli economisti occidentali è riposta nel tagli degli interessi da parte della FED ma, è doveroso ricordarlo, le dinamiche della borsa come le azioni della Federal Bank degli Stati Uniti sono strettamente collegate alle guerre che, come l’Economist e altri media hanno spiegato, vengono combattute su tutti i fronti, sia alla luce del sole che nel buio più profondo.
Ad aumentare il rialzo dell’oro c’è stata l’elevata avversione al rischio dopo che il presidente iraniano Ebrahim Raisi è stato ucciso in un incidente in elicottero, hanno scritto gli analisti di Kitco Metals in una nota riportata da Reuters che, come da manuale, punta l’indice verso la Cina.
E la corsa all’oro continua.