di Margherita Furlan
Oggi, 24 maggio, un drone americano, identificato come RQ-4 Global Hawk, ha condotto una missione di ricognizione nel Mar Nero al largo delle coste della Crimea, come riportato da Rbc-Ucraina citando il servizio Flightradar24. Il velivolo, decollato dalla base USA di Sigonella, ha attraversato lo spazio aereo di diversi Paesi europei a un’altitudine di 18mila metri prima di dirigersi verso il Mar Nero. Già il 17 marzo scorso un drone dello stesso modello era stato rilevato dai radar nel Mar Nero. L’RQ-4 Global Hawk, prodotto dalla società statunitense Northrop Grumman, può sorvegliare in un periodo di 24 ore fino a 100mila chilometri quadrati di territorio, ovvero un’area delle dimensioni della Corea del Sud o dell’Islanda. In particolare, le sue capacità di sorveglianza consentono un più preciso puntamento delle armi e una migliore protezione delle forze amiche. Nel frattempo, stando a quanto riferiscono alcuni canali Telegram russi, tre droni marittimi avrebbero attaccato la nave da guerra russa Ivan Khurs. Secondo Mosca i tre droni avrebbero attaccato la nave in acque neutrali dopo che questa aveva attraversato il Bosforo. «Crediamo che i droni siano partiti da una nave civile commerciale», si legge sul canale Rybar. «L’attacco è stato respinto con successo e la nave non è stata danneggiata», sostengono dal Cremlino. Il portavoce del ministero della Difesa di Mosca, Igor Konashenkov, ha precisato che la nave finita nel mirino è «impegnata in missioni per assicurare le operazioni dei gasdotti TurkStream e Blue Stream nella zona esclusiva economica turca». Il tutto nell’esclusivo interesse dell’Europa, ovviamente.
Droni per la pace?
