di Gionata Chatillard
Messa da parte la guerra e la paura delle malattie, il nuovo pericolo pubblico numero uno per la stampa occidentale sembra ormai essere diventato il caldo. E se i più pessimisti vedono dietro l’angolo qualcosa di simile a un lockdown ecologico, un certo chiusurismo è già comunque presente nei discorsi dei politici e dei media mainstream. Più che fatti concreti, come la riduzione degli orari di apertura dell’Acropoli di Atene a causa delle elevate temperature, a sostenere la necessità di restrizioni è proprio il clima. Non tanto quello atmosferico, ma quello emergenziale, che riemerge ogni qualvolta ci siano nuove misure da implementare in nome della sicurezza collettiva.
Come al solito, corollario del terrorismo mediatico è la caccia alle streghe che punta a tagliare alla radice ogni punto di vista diverso da quello della narrazione ufficiale. In Italia, a puntare il dito contro chi solleva dubbi ci ha pensato il deputato Angelo Bonelli, che ha annunciato una proposta di legge per introdurre il reato di negazionismo climatico, con l’obiettivo di punire chiunque abbia intenzione di mistificare i dati della “Scienza”.
E così, mentre l’INPS chiede la cassa integrazione anche sotto i 35 gradi, Confindustria stabilisce apertamente il parallelismo fra emergenza climatica ed emergenza sanitaria, sostenendo che parte della soluzione debba passare in entrambi i casi dallo smart working. Lo spartito suonato dai media è a tal punto lo stesso di quello del 2020 che, come allora, anche adesso c’è qualche famoso veterano del settore che non si fa problemi a smentire le bufale del mainstream. Se 3 anni fa questo ruolo era stato incarnato dal premio Nobel Luc Montagnier, adesso è invece il colonnello Mario Giuliacci a rischiare la gogna pubblica per abbassare il livello di allarmismo.
L’allarme, tuttavia, potrebbe effettivamente esserci per il settore alberghiero, a cui il terrorismo climatico non sta di certo giovando. Le temperature impossibili sparate in prima pagina dalla stampa italiana senza nessun tipo di contestualizzazione hanno infatti già portato il ministro tedesco della Salute a portare l’acqua al proprio mulino, decretando senza mezzi termini che “il turismo non ha futuro in Italia”. Anche perché, ogni giorno che passa, il futuro sembra avere sempre di più i connotati della guerra. Che farà anche morti, ma a quanto pare non inquina.