di Margherita Furlan e Fabio Belli
Stato di emergenza nazionale e stato di conflitto armato interno sono stati decretati dal presidente della Repubblica, Daniel Noboa, in Ecuador lunedì 8 gennaio dopo rivolte nelle carceri, il sequestro di tre poliziotti, attacchi ai centri commerciali e l’incendio di numerose automobili. Il caos sembra essere iniziato il 7 gennaio nelle carceri, dove, in seguito all’evasione del capo dei narcos, Fito, i detenuti hanno sequestrato gli agenti di custodia e preso il controllo di un numero imprecisato di strutture. Gruppi armati nel frattempo hanno posto sotto sequestro il canale TC Television di Guayquil, nella provincia di Guayas, che ha trasmesso la diretta dell’evento per circa 15 minuti. “Mi hanno puntato la pistola alla testa e sono stata presa dal panico” ha poi testimoniato la capo redattrice Alina Manrique.
Il decreto esecutivo del presidente mette all’indice 22 organizzazioni criminali e ordina alle Forze armate di Quito di intervenire militarmente per neutralizzarle e “proteggere la sovranità e l’integrità territoriale” dell’Ecuador da “attori non statali belligeranti”.
Noboa ha così sospeso i diritti alla libertà di movimento tra le 23:00 e le 5:00 del mattino, alla libertà di associazione, all’inviolabilità del domicilio finanche della corrispondenza nelle carceri.
Il presidente intende inoltre iniziare una massiccia campagna di deportazione dei prigionieri stranieri, in particolare colombiani e venezuelani, con l’obiettivo di ridurre la popolazione carceraria e la presenza di bande e cartelli stranieri sul suolo ecuadoriano. Anche per questo il Perù sta prontamente inviando il proprio esercito al confine con l’Ecuador che è il terzo Paese al mondo per traffico di cocaina.
“Dal governo di Lenin Moreno, passando per il governo del banchiere Guillermo Lasso e il governo del giovane uomo d’affari Daniel Noboa, le autorità [ecuadoriane] mantengono una tendenza comune che ha a che fare con il ridimensionamento del ruolo dello Stato nelle questioni sociali, ” Lo riferisce Jorge Paladines, accademico dell’Università Centrale dell’Ecuador e docente di diritto e scienze politiche.
Secondo lui, il ruolo ridotto dello Stato ha aperto la porta ai gruppi criminali, che hanno colmato le lacune lasciate dal governo.
Nel frattempo, nei primi mesi del 2023 il paese ha incrementato le relazioni bilaterali con la Cina. Ciò costituisce l’ennesimo taglio col passato rispetto a un Sudamerica storicamente cortile di casa di Washington che ora, con lo stato di guerra interno all’Ecuador, può approfittare di uno spiraglio nel teatrino del caos.
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