di Margherita Furlan e Fabio Belli
«Il tempo sta per scadere per trovare soluzioni politiche che frenino la crisi di Gaza e la possibile estensione della guerra ad altri fronti sta raggiungendo la sua fase inevitabile». Lo ha sottolineato oggi il ministro iraniano degli Esteri, Hossein Amir Abdollahian, sul suo account X. Riferendosi a colloqui telefonici con i suoi omologhi tunisino, malese e pachistano, Amir Abdollahian ha dichiarato: «Abbiamo sottolineato la necessità di cessare immediatamente le uccisioni e i crimini di guerra di Israele a Gaza, nonché l’urgente invio di aiuti umanitari in quest’area». Al tempo stesso il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, nel corso di una conferenza stampa a Teheran, ha affermato che Hamas sarebbe pronto a rilasciare gli ostaggi dopo la cessazione dei raid israeliani sulla Striscia di Gaza.
Ma i piani di Tel Aviv non sembrano essere questi visti i bombardamenti con massicci attacchi descritti come “cinture di fuoco” che radono al suolo interi isolati.
L’obiettivo di Israele sarebbe, previo sfollamento di Gaza, radere al suolo la città e usare bombe di profondità note come “bunker buster”. È quanto sostiene il noto giornalista Seymour Hersh che cita funzionari israeliani. Le bombe verrebbero sganciate nelle aree rase al suolo per raggiungere i siti sotto terra dove si presume che i combattenti di Hamas vivano e detengano il loro arsenale. Secondo quanto appreso gli ordigni penetrerebbero a circa 30-50 metri di profondità dopodiché la conseguente onda sonora “ucciderebbe tutti entro mezzo miglio”.
Secondo l’Euro-Med Human Rights Monitor, Israele avrebbe sganciato l’equivalente di “un quarto di una bomba nucleare” su Gaza, mentre secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, il numero delle vittime a Gaza sarebbe già così alto che “non vi sarebbero abbastanza sacchi per i cadaveri per i morti e che l’agenzia stessa non sarebbe più nelle condizioni di aiutare gli oltre due milioni di persone intrappolate”. In base a fonti di Hamas i corpi sotto le macerie sarebbero circa mille e potrebbero causare un disastro umanitario e ambientale senza precedenti.
Intanto fonti di Gaza riferiscono che Israele avrebbe colpito una pensilina al valico di Rafah, al confine con l’Egitto, in un attacco sulla Striscia. Il raid – secondo la stessa fonte – è avvenuto dopo che la folla, ferma davanti al varco nella speranza di passare in Egitto, si era dispersa. Se la notizia fosse confermata, sarebbe il quinto attacco israeliano dall’inizio del conflitto al valico di Rafah, mentre per la prima volta l’attacco d’Israele su Gaza proviene anche dal mare, con navi della classe Sa’ar 6, imbarcazioni con a bordo 18 diversi sistemi avanzati di combattimento tecnologico e di precisione, in gran parte sviluppati in Israele.
Hamas ha oggi risposto con razzi in direzione di Tel Aviv e Gerusalemme, e a causa dell’allarme aereo è stata evacuata anche la Knesset israeliana.
Intanto decine di camion carichi di aiuti umanitari per Gaza si starebbero accumulando al valico di Rafah, sul lato egiziano. Oggi durante una conversazione telefonica il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo siriano Bashar Assad si sono espressi a favore della consegna immediata di aiuti a Gaza. Aiuti a cui si è opposto con risolutezza il ministro israeliano dell’Energia Israel Katz che ha comunicato il ripristino delle forniture idriche a Gaza, ma solo perché, a suo dire, sarebbe anche nell’interesse di Israele. In un post sui social Katz ha scritto che la priorità sarebbe nei confronti delle famiglie degli ostaggi morti e rapiti, non degli assassini di Hamas e di coloro che li hanno aiutati.
Chi invece aiuta Israele è sempre l’amico di oltre oceano. Secondo quanto riporta l’emittente statunitense CBS, la Casa Bianca starebbe facendo pressioni sul Congresso e sul Senato per strappare il nuovo pacchetto di oltre 2 miliardi di dollari che comprende aiuti a Israele e Ucraina. D’altronde secondo il Segretario al Tesoro, Janet Yellen, gli Stati Uniti possono permettersi un’altra guerra. Washington da arrogante con i deboli a zerbino con i potenti. ll Segretario di Stato Antony Blinken ha dovuto aspettare tutta la notte per incontrare il Principe ereditario del regno Mohammed bin Salman durante la sua visita in Arabia Saudita. A riferire l’episodio è il Washington Post secondo cui il sovrano saudita avrebbe volutamente disertato l’incontro per diverse ore facendolo slittare dalla sera di sabato al mattino seguente.
Intanto i 27 paesi dell’Unione europea hanno adottato una dichiarazione congiunta in cui condannano le azioni di Hamas chiedendo il rilascio degli ostaggi e confermando il diritto di Israele a difendersi. Nella dichiarazione, oltre alla stucchevole retorica sulla necessità di proteggere i civili, si sollecita a riprendere il processo di pace e a fornire assistenza agli abitanti della Striscia di Gaza. A Tel Aviv, il responsabile del governo per la sorte degli ostaggi, Gal Hirsch, in un incontro svoltosi al ministero degli Esteri con più di 100 ambasciatori e diplomatici stranieri, ha sottolineato: «La mia missione, e quella di tutti coloro che siedono in questa stanza, è quella di riportare a casa i rapiti. Dovete chiamare i vostri governi e chiedere loro di stare dalla parte di Israele». «Per anni – ha continuato Hirsch – ci avete criticato per la nostra lotta decisa contro il terrorismo, ma non chiedeteci di fermarci. Quando stasera abbraccerete i vostri figli ricordate i bimbi israeliani massacrati e rapiti a Gaza».