di Gionata Chatillard
Il programma nucleare iraniano continua a far parlare i media occidentali, anche se l’ultima risoluzione contro Teheran emessa dell’organismo di vigilanza dell’ONU risale ormai al 2022. La prossima potrebbe però arrivare presto, con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) più che mai incalzata da Francia, Germania e Regno Unito. A differenza di quanto successo in passato, infatti, oggi sono soprattutto le potenze europee a voler tenere a bada il programma nucleare della Repubblica Islamica. Gli Stati Uniti preferiscono invece frenare sulla questione, in un momento particolarmente delicato per gli equilibri mediorientali e a pochi mesi dalle elezioni per la Casa Bianca.
Eppure, i problemi dell’Occidente con l’Iran sono aumentati proprio da quando Washington, nel 2018, decise di tornare alle sanzioni e di sospendere unilateralmente gli accordi raggiunti 3 anni prima con Teheran. La Repubblica Islamica, preso atto che gli Stati Uniti non avevano tenuto fede al proprio impegno, prese allora la decisione di fare altrettanto. Ovvero, di arricchire uranio fino a livelli che, secondo gli ultimi rapporti dell’organismo di vigilanza dell’ONU, sarebbero decisamente eccessivi per un paese che non intende costruire una bomba nucleare.
In questo scenario, lunedì scorso Francia, Germania e Regno Unito hanno presentato a Vienna un progetto di risoluzione per condannare l’Iran, colpevole -secondo loro- di non collaborare pienamente con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Un’iniziativa simile era stata accantonata a marzo da questi stessi paesi a causa della mancanza di sostegno da parte degli Stati Uniti. In attesa di sapere che decisione prenderà Washington questa volta, Teheran ieri ha già minacciato di rispondere a un’eventuale nuovo procedimento contro il suo programma nucleare. In cosa possa consistere questa risposta non è chiaro, ma ciò che la Repubblica Islamica fece dopo la risoluzione del 2022 fu semplicemente accelerare ulteriormente l’arricchimento di uranio.