di Elisa Angelone e Fabio Belli
Dopo il via libera annunciato da Joe Biden lo scorso 19 maggio all’addestramento di piloti ucraini per gli F-16 che apre di fatto la strada all’invio dei famosi jet da combattimento a Kiev, il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan ha puntualizzato che non è ancora stata presa una decisione definitiva circa le tempistiche e il numero di velivoli che potrebbero eventualmente essere consegnati nel prossimo futuro. Il tabù ancora valido all’inizio dell’anno sulla consegna di F-16 a Kiev è stato quindi, come da copione, definitivamente abbattuto e la prospettiva che i jet capaci di trasportare bombe nucleari finiscano nelle mani dei neonazisti ucraini è ora più concreta che mai. Bruxelles esulta a nome delle colonie europee, che prevedibilmente si assumeranno la responsabilità di inviare i propri F-16 pagandone le conseguenze. Kiev aspetta i jet già in autunno.
Di fronte a questa prospettiva di escalation, la Russia ha subito avvertito l’Occidente di “rischi colossali”. “Ne terremo conto quando faremo i nostri piani”, ha avvisato l’alto diplomatico russo Aleksandr Grushko, aggiungendo che “[Mosca ha] tutti i mezzi necessari per raggiungere i propri obiettivi”.
La Russia sa bene che i famigerati F-16 possono essere utilizzati da Kiev per colpire la Crimea. Dopotutto, a lasciarlo intendere, è stato lo stesso Sullivan, che in un’intervista alla CNN, ha dichiarato come Washington&alleati non permettano a Kiev di usare armi occidentali per attaccare la Russia, ma non impongano invece limiti alla possibilità dell’Ucraina di colpire obiettivi all’interno del proprio territorio. Territorio di cui, per l’Occidente in piena follia bellicista, la Crimea sarebbe ancora parte integrante.
Secondo quanto dichiarato dal viceministro degli Esteri russo, Sergej Ryabkov, Mosca “[troverà] il modo per impedire il concretizzarsi di queste minacce all’integrità territoriale della Federazione Russa”.
“Le offensive militari alla Crimea saranno equiparate ad un attacco a qualsiasi altra regione della Russia”, ha dichiarato ieri, 21 maggio, l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov, per il quale l’iniziativa di Washington è indice del disinteresse degli Stati Uniti alla pace. Ma anche di un futuro coinvolgimento della NATO nel conflitto. Il diplomatico russo, infatti, ha sottolineato che l’Ucraina non dispone di infrastrutture per utilizzare gli F-16, nonché di piloti specializzati e squadre di manutenzione. Carenze che, come insinua Antonov, verrebbero probabilmente colmate dall’Alleanza Atlantica.