di Gionata Chatillard
Il ribaltone c’è stato, ma non quello previsto. Il Rassemblement National, vittorioso al primo turno delle legislative francesi, ha perso terreno al ballottaggio di ieri, finendo addirittura in 3ª posizione. Con un’affluenza di oltre il 60%, la più alta dal 1997, la destra non è riuscita a superare la coalizione centrista a sostegno di Emmanuel Macron, che si è portata a casa 168 seggi, ben 25 in più di quelli del partito di Marine Le Pen. In prima posizione, con 182, si è però attestata la sinistra di Jean-Luc Mélenchon.
Sebbene il Nuovo Fronte Popolare sarà la forza con più parlamentari a disposizione, la formazione di una maggioranza in seno all’Assemblea Nazionale rimane comunque un puzzle tutto da risolvere. O forse no, dal momento che Mélenchon e Macron sono in qualche modo condannati a giungere a patti, in virtù del fatto che, proprio in vista del ballottaggio, si sono alleati con l’obiettivo di mettere i bastoni fra le ruote alla destra. In ben 215 collegi si sono infatti registrati casi di desistenza da parte di candidati della sinistra o del centro, che si sono ritirati dalla competizione per non intralciarsi a vicenda. Una strategia che ha funzionato alla perfezione, portando il Rassemblement National alla sconfitta nell’80% dei casi.
La formazione di Le Pen rimane d’altronde il partito più votato in termini assoluti, raccogliendo il favore del 32% dei cittadini, che diventa il 37% se sommato al risultato dei suoi alleati di destra, un numero di 10 punti superiore a quello dei partiti di centro e di sinistra, che ciononostante si ritrovano con più seggi. Il secondo turno delle legislative sforna dunque un Parlamento ben diverso da quello che i francesi avevano indicato una settimana fa. Il divario fra la volontà popolare e la sua traduzione in termini di rappresentazione istituzionale è quindi sotto gli occhi di tutti, tanto che Macron ha già respinto le dimissioni del primo ministro Gabriel Attal, che aveva già pronte le valigie. L’inquilino dell’Eliseo prende tempo, ma -numeri alla mano- è chiaro che il futuro del Governo francese debba passare per un patto tra i centristi e Mélenchon, dal momento che nessuno ha i numeri per governare in solitario. E nel caso in cui la portata dell’accordo fosse minima, il piano B sembra essere già pronto, con la possibile formazione di un Governo tecnico all’italiana. E la democrazia è servita, bellezza!