di Jeff Hoffman
Siamo decisamente schierati con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e per questo ci rifiutiamo di caricare armi dirette a paesi che non rispettano quei diritti.
Questo, in estrema sintesi, è quanto comunicato dai lavoratori portuali del porto di Barcellona che, da alcuni giorni, stanno impedendo alle navi della società israeliana di trasporti marittimi Zim di caricare e trasportare armi verso Israele e Ucraina.
Lo stesso messaggio è arrivato dai sindacati dei lavoratori portuali del Belgio che, dal canto loro, hanno fatto sapere che non permetteranno spedizioni di materiale bellico in Israele e Palestina.
Dal fu Belpaese, nel frattempo, il collettivo autonomo dei lavoratori portuali ha lanciato una mobilitazione prevista per venerdì 10 novembre, per protestare contro il transito di armi dal porto di Genova.
Alla protesta hanno aderito il sindacato USB e SiCobas e un vasto schieramento di movimenti e associazioni umanitarie e antimilitariste.
“Il porto di Genova continua a caratterizzarsi come snodo per la logistica di guerra”, si legge in uno dei volantini diffusi a Roma, sabato scorso, in occasione della manifestazione “stop war” dove i sindacati hanno annunciato la mobilitazione..
Oltre a scagliarsi contro il transito di armi e l’aumento delle spese militari i portuali del collettivo autonomo di Genova, Napoli e Livorno hanno reso noto di aver intercettato una nave israeliana che trasporta armi utili per la guerra decennale contro il popolo palestinese, hanno scritto i portuali del Calp di Genova.
Come se non bastasse, altre azioni di protesta da parte dei sindacati portuali si sono svolte anche Oltreoceano dove, nei porti di Oakland in California e Tacoma nello stato di Washington, i sindacalisti e attivisti contro la guerra sono riusciti a bloccare la partenza di navi cariche di armi.