di Margherita Furlan e Gionata Chatillard
Al termine di tre giorni di incontri (19-21 maggio), si è chiuso domenica il vertice dei leader del G7 a Hiroshima. Nella giornata di sabato i paesi del gruppo hanno diramato un comunicato congiunto nel quale hanno parlato esplicitamente della Cina. A Pechino è stato chiesto di fare “pressioni sulla Russia” per far cessare il conflitto in Ucraina e di favorire una “cooperazione” generale su una serie di temi (come la crisi climatica), oltre che di puntare a una “soluzione pacifica dei problemi” con Taiwan. I paesi del G7 hanno creato una piattaforma di coordinamento come meccanismo di risposta alle pratiche di “coercizione economica”, con riferimento non troppo velato alla Cina. Nuovi investimenti infrastrutturali dovrebbero dunque fare da alternativa alla Belt and Road Initiative cinese. Lo ha auspicato anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha aggiunto che “il disaccoppiamento [con la Cina] non è praticabile”, e che quindi bisognerebbe puntare al “de-risking”. Concetto condiviso da tutti i paesi del gruppo e ripetuto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha convocato Tokyo e Seoul per una riunione trilaterale a Washington, mentre il premier britannico, Rishi Sunak, ha dichiarato che la Repubblica Popolare rappresenta “la più grande sfida attuale in termini di sicurezza”, dal momento che si tratterebbe dell’unico paese al mondo che avrebbe non solo “l’intenzione”, ma anche “i mezzi” per smantellare l’attuale ordine mondiale.
La Repubblica popolare ha quindi risposto tramite una nota del ministero degli Esteri, accusando il G7 di “ostacolare la pace internazionale” e di “diffamare e attaccare la Cina interferendo nei suoi affari interni”. “Non accetteremo mai le cosiddette regole imposte da pochi. Il G7 cerca di dividere il mondo sulla base di ideologie e valori, ma questo dimostra semplicemente quanta poca credibilità internazionale gli sia rimasta”. Messaggio ribadito stamani con la convocazione dell’ambasciatore giapponese a Pechino. Il viceministro degli Esteri, Sun Weidong, ha avvertito che, ospitando il vertice, Tokyo ha partecipato ad “attività e dichiarazioni congiunte per diffamare e attaccare la Cina, interferendo grossolanamente negli affari interni della Cina, violando i principi fondamentali del diritto internazionale e lo spirito dei rapporti tra Cina e Giappone”. Gli ha fatto eco il Governo russo, accusando l’alleanza a trazione statunitense di aver ormai assunto le funzioni di una sorta di quartier generale volto a pianificare sanzioni e guerre ibride contro coloro che non accettano di chinare il capo di fronte alla Casa Bianca. “Il G7”, ha sottolineato Mosca, “è diventato oggi un semplice spettacolo di propaganda”. Joe Biden e compagni si sono infatti riempiti la bocca di parole come “pace” e “disarmo nucleare” nel luogo che più di ogni altro rappresenta l’atrocità e la barbarie dell’imperialismo statunitense. A margine del G7 si è anche tenuto un vertice del dialogo di sicurezza quadrilaterale (Quad) tra Stati Uniti, Giappone, India e Australia. I quattro paesi hanno parlato di “pace e stabilità nell’Indo-Pacifico” e di potenziamento della connettività regionale tramite i cavi internet sottomarini – senza però mai nominare esplicitamente la Cina.