di Margherita Furlan e Gionata Chatillard
Il Parlamento georgiano ha approvato in prima lettura il progetto di legge sull’”influenza straniera”. Il governo georgiano ci aveva già provato l’anno scorso, ma era poi stato costretto a fare retromarcia per via delle proteste. Il disegno di legge sugli agenti stranieri è però tornato in questi giorni in Parlamento, dove la Commissione per gli Affari Giuridici ha dato il via libera al dibattito su una norma che, nel caso venisse definitivamente approvata, imporrebbe alle organizzazioni che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero di iscriversi in un apposito registro. L’obiettivo dell’iniziativa, secondo il partito di maggioranza Sogno Georgiano, sarebbe quello di promuovere la trasparenza, limitare le interferenze straniere e arginare la diffusione di quelli che definisce come “valori pseudo-liberali”.
Non la pensa in questo modo l’opposizione, convinta che il Governo stia mettendo in atto una svolta autoritaria per reprimere il dissenso. Proprio per questo, esattamente come successe a marzo dell’anno scorso, le proteste non si sono fatte attendere. Questa volta la violenza è divampata direttamente in Parlamento, dove il leader di Sogno Georgiano è stato preso a pugni in faccia da un membro dell’opposizione. L’incidente ha provocato una rissa generale che ha avuto il suo riflesso nella piazza antistante la sede del Potere Legislativo. Migliaia di persone sono infatti scese in strada per chiedere al Governo di ritirare il disegno di legge. Gli scontri con le forze dell’ordine hanno portato all’arresto di almeno 14 persone, mentre all’aeroporto internazionale di Tbilisi gli agenti di frontiera rispedivano a Mosca il corrispondente dell’emittente russa RT.
Il segretario internazionale del partito Solidarietà per la Pace, Mamuka Pipia, ha spiegato perché in Georgia è necessario adottare una nuova legge: “La legge è necessaria perché l’Occidente, attraverso le organizzazioni non governative, porta avanti da tempo attività sovversive. Attraverso canali chiusi, i servizi speciali georgiani ricevono già da tempo informazioni sulle attività sovversive di queste organizzazioni dal territorio del nostro Paese”, ha detto il politico e perchè tutte le manifestazioni a Tbilisi si svolgerebbero già sotto la guida della cosiddetta quinta colonna, a cui partecipano i migranti ricercati nella Federazione Russa.
Non a caso, a preoccupare l’opposizione filo-occidentale ci sono proprio i rapporti fra il Cremlino e il Governo georgiano, che viene accusato di essere “in combutta” con Vladimir Putin per destabilizzare il paese. La presidente della nazione caucasica, Salome Zourabichvili, ha addirittura accusato l’Esecutivo di voler “risovietizzare” la Georgia. Proprio per questo, la norma sugli agenti stranieri è stata battezzata dai critici come “legge russa”. L’opposizione assicura infatti che si tratterebbe di una semplice copia di quella adottata da Mosca nel 2012. Per tutta risposta, Sogno Georgiano sostiene che la norma sia in realtà stata ispirata da una legge statunitense promulgata nel lontano 1938.
A livello internazionale, sia Washington che Bruxelles hanno fortemente criticato l’iniziativa di Tbilisi. L’Unione Europea, che lo scorso dicembre ha concesso alla Georgia lo status di candidato, ha dichiarato che la legge sarebbe incompatibile con i valori del blocco comunitario. Sogno Georgiano, dal canto suo, sostiene di non voler affatto chiudere le porte all’Occidente, sperando -forse ingenuamente- di poter intrattenere ottimi rapporti sia con Washington che con Mosca. I sondaggi, per adesso, gli danno ragione, proiettando il partito attualmente al Governo come il grande favorito per le prossime elezioni legislative, che -salvo sorprese- si dovrebbero celebrare entro il prossimo ottobre.