Germania, il Pentagono riporta l’orologio alla Guerra Fredda
Chi non muore si rivede. Il 56º comando di artiglieria degli Stati Uniti, che abbandonó la Germania nell’ormai lontano 1991, ha ripreso le sue funzioni questa settimana nella base militare di Clay Kaserne, nei pressi della città tedesca di Wiesbaden, dove si trova il quartier generale del Pentagono per l’Europa e l’Africa. In un comunicato diffuso dall’Esercito si spiega che il comando, che prima della chiusura gestiva missili nucleari a medio raggio, sarà dotato di un arsenale ancora più ampio e al passo coi tempi.
L’unità militare fu smantellata pochi anni dopo la firma del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, ratificato da Stati Uniti e Unione Sovietica nel 1988. La sua chiusura fu uno dei simboli della fine della Guerra Fredda e di quella che doveva essere una nuova tappa di distensione fra Washington e Mosca. Trent’anni dopo è evidente che qualcosa è andato storto. La riapertura del 56º comando di artiglieria è infatti l’ennesima dimostrazione che i rapporti fra Stati Uniti e Russia sono più tesi che mai. La differenza è che oggi la cortina di ferro è spostata molto più a est, ormai a ridosso dei sempre più assediati confini russi.
Il generale Stephen J. Maranian, a capo della resuscitata unità militare, ha sottolineato che il suo ripristino “consentirà di sincronizzare risorse multinazionali” e di gestire “futuri sistemi di attacco a lungo raggio in Europa e Africa”. In particolare, il 56º comando dovrà rispondere al concetto di “guerra multi-dominio”, strategia sviluppata recentemente dal Pentagono con lo scopo di operare non solo su terra, mare e aria, ma anche nello spazio e in scenari di guerra cibernetica. Perché se la Guerra Fredda è finita più di 30 anni fa, una nuova forma di guerra, dannatamente pericolosamente letale per le generazioni attuali, è invece appena iniziata.
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